DI BRUNO VESPA, DA PANORAMA
Le prime ricadute politiche della “discesa in piazza” di Beppe Grillo si avranno a quanto pare a Bologna. Un gruppo di suoi sostenitori vorrebbe presentare un proprio candidato sindaco alle elezioni comunali del 2009. Ma se ci fossero elezioni politiche anticipate, è possibile che il movimento acquisti una dimensione nazionale. Con quali conseguenze? La riserva di caccia sarebbe più ricca a destra o a sinistra? Gli istituti di sondaggio dicono che la gente più arrabbiata, più antipolitica sta a destra. Le tradizioni insegnano che il popolo di sinistra mugugna, ma alla fine in larga parte vota per i propri candidati. Andrebbe così anche nel caso del partito di Grillo? Con prudenza, ma ne dubitiamo.
Grillo è un comico intelligente e un furbacchione di tre cotte. Riempie i teatri facendo il verso o insultando – con indiscutibile mestiere – una fascia di politici o di potenti reali e supposti che il pubblico ama veder derisi e insultati. A questa prima fase se n’è aggiunta una seconda ancora più magistrale: quella del blog. C’è una quantità di gente largamente superiore a ogni immaginazione che passa ore davanti al computer partecipando al rito collettivo del dialogo virtuale. Il blog di Grillo è diventato un formidabile circo del qualunquismo di sinistra. E già, perché la novità è proprio questa. Il qualunquismo, da quando è nato nel 1944 con Guglielmo Giannini, ha sempre pescato a destra. Ma Grillo è un uomo di sinistra. Alla cena di gala della sua manifestazione bolognese di sabato c’erano Marco Travaglio (che nasce a destra, ma scrive sull’Unità ed è il più fiero e violento avversario di Berlusconi) e Sabina Guzzanti, che contesta da sinistra la sinistra mollacciona (a suo dire) che ci governa. Che cosa scrive Grillo nel suo libro Schiavi moderni? “Le legge Biagi ha introdotto in Italia il precariato. Una moderna peste bubbonica che colpisce i lavoratori, specie in giovane età… La legge Biagi crea i nuovi schiavi moderni”. Naturalmente non è vero. Le migliaia di precari dei call center finalmente assunti con pienezza di diritti grazie alla legge Biagi sono la testimonianza vivente del contrario. Ma larga parte del popolo di sinistra, convinto della nefandezza della legge Biagi fin dall’ultima campagna elettorale, gode a sentir gridare a pieni polmoni affermazioni al tempo stesso così false e così accattivanti.
Da qui nascono l’attenzione dell’Unione e la comprensione di Fausto Bertinotti per le iniziative di Grillo. “Non è colpa sua se la politica non dà risposte” ha detto il presidente della Camera. Quali risposte? Abolire la legge Biagi, per esempio. Peccato che Grillo non voglia affrontare in un pubblico dibattito Pietro Ichino, il giuslavorista (certo non di centrodestra) che vuole dimostrargli che quella legge è tutt’altro che una peste bubbonica.
Le 300 mila firme per la legge d’iniziativa popolare contro l’elezione dei condannati sono un serbatoio troppo importante per essere ignorate. Non fa niente se presenta forti dubbi d’incostituzionalità, perché potrebbe violare il principio d’uguaglianza. O se è il popolo che elegge i condannati, quando sarebbe liberissimo di bocciarli. Quali condannati, poi? Anche quelli come Grillo che, riferisce Il giornale, lo furono per un brutto omicidio colposo di tanti anni fa?
Il qualunquismo è di destra, ma la preoccupazione a sinistra è fortissima. Non a caso Pancho Pardi, il padre dei Girotondi, vuole allearsi con lui. Non a caso Antonio Di Pietro, che ha sempre pescato nel giustizialismo, ha plaudito all’iniziativa. Non a caso Alfonso Pecoraro Scanio esige “risposte concrete” alle invocazioni di Grillo.
Il comico tribuno assicura che non farà un partito perché lui i partiti vuole distruggerli. Per sostituirli come? Intanto fa un mucchio di soldi riempiendo i teatri, mentre c’è da giurare che Schiavi moderni sarà un fantastico best-seller. Complimenti. Davvero.