Tanta "ingegneria finanziaria" con i soldi pubblici e misure "una tantum" per tenere a galla il bilancio del Comune di Roma: con il risultato che sul debito della Capitale, destinato a passare da 6,5 a 7,5 miliardi, l’agenzia di rating Fitch suona la sirena dell’allarme. Per ora conferma il giudizio (AA-), ma l’outlook passa da stabile a negativo. E’ il primo passo verso il declassamento dei conti della giunta Veltroni, che prelude a maggiori interessi da pagare alle banche. La stessa Fitch promuove a pieni voti il bilancio del Comune di Milano e per il supersindaco della Capitale, raggiunto dalla notizia mentre presenziava alla festa dell’Unità nella città governata dalla Moratti, lo schiaffo è più sonoro.
La gestione di Veltroni è da tempo sotto osservazione e il giudizio di Fitch è motivato dal fatto che "Roma sistematicamente conta su entrate una tantum per coprire spese ricorrenti". Nella sostanza: per alimentare la spesa e raddoppiare le "notti bianche" il governatore della Capitale gonfia la voce attiva del bilancio con entrate "probabili", che poi trasferisce nel capitolo delle spese (queste sì certe).
Così tra gli attivi di bilancio si ritrova l’Ici non pagata, con relativi interessi di mora a carico dei proprietari. La prossima mossa è quella di mettere tra gli attivi le contravvenzioni non pagate. Incasso incerto e spesa certa: è questa la trasparenza contabile del Comune di Roma. Ma c’è di più e di peggio.
Le entrate extra vengono gonfiate anche con alchimie finanziarie sui "derivati", ottenendo prestiti "fuoribilancio" che vengono poi spalmati ratealmente sugli anni a venire. Una tecnica bocciata dal Tesoro e dalla Corte dei Conti. Per arrivare, infine, al collocamento di obbligazioni sopra la pari, riaprendo emissioni di vecchi bond.
Veltroni corre ai ripari con annunci, come quello di ieri sul taglio delle poltrone nelle municipalizzate, che sono di pura e semplice cosmesi. Anche se le cronache romane dei quotidiani enfatizzano la notizia, declassando a poche righe la bocciatura di Fitch (vedi il Corriere della Sera) oppure la tacciono (Repubblica).
Intanto i due Veltroni della scena politica italiana si sdoppiano e si contraddicono: il candidato leader del Pd chiede meno tasse, il sindaco di Roma annuncia che le tasse non aumenteranno (forse perché sono già aumentate).
Una promessa, quest’ultima, smentita perfino dall’Unità. Il quotidiano dei Ds ci spiega come, nella partita per la revisione degli estimi catastali (legge del 2005), stiano piovendo cartelle pazze che chiedono ai proprietari di case gli arretrati dal 2002. Che risponde il Comune di Roma? Che tale richiesta è legittima, perché non si tratterebbe di nuovi tributi, ma di "omissioni di obblighi da parte del contribuente, che avrebbe dovuto segnalare al catasto le migliorie apportate". Soldi che torneranno utili: c’è chi dice che, dopo il raddoppio della "notte bianca", Veltroni si prepari a lanciare la "settimana bianca". Roma come Courmayeur.
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