Fino a ieri, certe affermazioni e certe gaffes del ministro dell’Economia facevano sorridere tanto che qualcuno riteneva il duo Prodi-Padoa Schioppa una delle migliori coppie comiche del momento. Ora, però, la situazione è cambiata perché le battute del ministro, che gli amici chiamano affettuosamente Tommy, suonano come inaccettabili stilettate di scherno.
Le ultime due sortite del ministro, sui bamboccioni e sulle “tasse bellissime” hanno suscitato uno sconcerto bipartisan.
Bamboccioni
La battuta sui bamboccioni ha dimostrato - se ancora ce n’era bisogno - l’arroganza di un tecnico prestato alla politica che tratta i cittadini col disprezzo autoritario di chi è estraneo ai meccanismi della democrazia. L’attacco è ai «Tanguy» all’italiana, i “bamboccioni” appunto, quelli che non se ne vogliono andare di casa e che magari, quando la Finanziaria vedrà la luce, potrebbero affrancarsi dalla sottana materna. Tps ne è seriamente convinto, visto il sussiego con cui ha presentato i presunti benefici della futura manovra sulle nuove generazioni. Quella del ministro è stata un’autentica filippica contro i ragazzi che stanno ancora alle dipendenze dei genitori. “Mandiamo i bamboccioni fuori di casa”, ha sintetizzato con estrema brutalità e molta ironia nel corso dell’audizione davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, facendo riferimento alla norma che prevede agevolazioni sugli affitti per i più giovani. “Incentiviamo a uscire di casa i giovani che restano con i genitori, non si sposano e non diventano autonomi. È un’idea importante”, ha chiosato il titolare del Tesoro. Peccato che, con gli spiccioli stanziati, i giovani che escono di casa potranno finire solo sotto i ponti.
Tasse bellissime
“Dovremmo avere il coraggio di dire che pagare le tasse è una cosa bellissima”. Intervistato da Lucia Annunziata, Tps ha aggiunto un’altra perla al suo rosario di gaffes. Ma questa, probabilmente, le ha superate tutte, vista la montagna di improperi che gli è piovuta addosso non solo dal mondo politico, ma soprattutto da chi a causa del fisco vampiro non riesce più a far quadrare il bilancio familiare alla fine del mese. Visto che ogni italiano lavora per lo Stato fino ai primi di luglio, è evidente che la visione estetica delle tasse declamata dal ministro è lontana anni luce dal comune sentire. Grande, infatti, l’imbarazzo anche nel centrosinistra per quella che è stata definita una “visione punitiva della vita”. “Prima tassi i suoi amici banchieri”. Da Forza Italia Paolo Bonaiuti ha fatto l’elenco delle colpe del ministro: “Ha colpito la guardia di Finanza, poi la Rai, poi i giovani del lavoro precario, bollati come bamboccioni e adesso piomba sulle tasse: Padoa Schioppa sta facendo le scarpe a Prodi nella classifica dell’impopolarità”. Per Capezzone, Padoa Schioppa “è un marziano”.
Caso Speciale
“Il generale Speciale ha gestito in modo personalistico il corpo della Guardia di Finanza, escludendo la catena gerarchica delle scelte e delle decisioni, ha perseguito una discutibile politica degli encomi idonea a modificare le graduatorie interne ai fini dell’avanzamento, non ha tenuto un comportamento leale nei confronti dell’autorità politica, in particolare omettendo di trasmettere o comunicare le lettere inviategli dalla procura di Milano”. Con queste parole, pronunciate al Senato, Padoa Schioppa non esitò a gettare pubblicamente fango su un limpido servitore dello Stato. Che, ovviamente, lo ha querelato. Nell’elenco delle frasi diffamatorie, spicca questo giudizio superficialmente tranciante: “Il generale non è stato in grado di vigilare e impedire che fossero pubblicati documenti dalla stampa riservati e relativi a carteggi intercorsi tra lo stesso comandante generale e alti ufficiali del corpo e tra lui stesso ed il viceministro Visco”. Il generale Speciale, colpevole solo di aver resistito alle indebite pressioni del viceministro Visco, ha presentato una querela contro Tps nella quale si ipotizza il reato di diffamazione per tre circostanze dell’articolo 595 del codice penale: attribuzione di un falso determinato, offesa contenuta in un atto pubblico, offesa arrecata nei confronti di un corpo amministrativo. L’intervento del 6 giugno scorso di Padoa Schioppa a Palazzo Madama verrà ricordato come una delle pagine più nere della storia parlamentare italiana.