Per anni la sinistra ha coccolato pubblici ministeri e giudici, “coprendo” e difendendo politicamente le loro inchieste, frutto di una persecuzione giudiziaria nei confronti di Silvio Berlusconi e prima ancora di molti partiti della prima Repubblica.
Dietro alle dichiarazioni di maniera, una gran parte dell’attuale maggioranza ha coltivato a lungo la speranza di una scorciatoia per far fuori il leader della Cdl, visto che ogni elezione certificava lo straordinario consenso che egli raccoglieva dai cittadini italiani.
Invece di preoccuparsi della straordinaria sovraesposizione di un preciso settore della magistratura, perché faceva comodo, la sinistra ha fatto in modo che divenisse inattaccabile, non criticabile, onnipotente. Si sono creati miti, si sono enfatizzati comportamenti, si è permesso ai giudici di mettere bocca sulle leggi in approvazione in Parlamento minacciando dimissioni, si è consentito che offendessero i parlamentari stessi e i leader politici (ovviamente della parte avversa), senza preoccuparsi del fatto che questa legittimazione di comportamenti di fatto autorizzava l’attacco alle istituzioni.
Ma se in passato la sinistra non ha impedito che questa drammatica lesione si verificasse, anzi, ha cercato di giovarsene, adesso essa ne paga le conseguenze.
Quando nel 2006 l’Unione ha vinto le elezioni, come prima cosa ha annunciato la cancellazione della riforma dell’ordinamento giudiziario varata dal governo Berlusconi. Un provvedimento all’acqua di rose, molto diverso dalle aspettative (non è stata neanche approvata la separazione delle carriere), ma che aveva il solo scopo di garantire efficienza alla macchina giudiziaria e quello, implicito, di un rientro nei ranghi delle toghe, che dovevano per forza di cose tornare semplicemente ad occuparsi di codici e pandette.
Invece, la sinistra ha presentato la riforma bollandola come punitiva, come vendetta nei confronti dei pm. Tirata per la giacca dal sindacato dei giudici, ha così modificato la legge Castelli accogliendo praticamente tutte le richieste dell’Anm. Con il risultato di aumentare il senso di onnipotenza di quei magistrati che soprattutto gli eredi del Pci hanno contribuito negli anni a far diventare un’icona, modelli da seguire, semidei che non dovrebbero mai essere non solo attaccati, ma neanche criticati.
E adesso, proprio queste toghe, presentano il conto e sfruttano il potere loro conferito anche nei confronti di quanti li hanno innalzati verso il cielo. Ottenendo la controriforma della riforma, come sostiene anche Cossiga, hanno capito di avere stravinto.
Sono loro, gli ex comunisti, i neo comunisti, i giustizialisti di sempre, i responsabili di questa situazione. Solo che i giustizialisti e neo comunisti ne sono ben contenti. Andate dalle parti dei Ds per sapere se anche lì saltano di gioia…
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