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 IQUELLO SUKL WELFARE E' STATO IL REFERENDUM DEI PENSIONATl Data: 11/10/2007
Appertiene alla sezione: [ Politica ]
Qualcuno dice: il Governo è più forte. Sul protocollo del welfare la maggioranza canta vittoria: Prodi, Fassino, Rutelli sprizzano sicurezza da tutti i pori.

Miracolo della politica, o meglio dell’arte di spacciare per mezzo pieno il bicchiere semivuoto. Che questo referendum dai risultati dubbiosi, dalle procedure insolite, in cui la forza di chi non è coinvolto nell’accordo (i pensionati) ha ribaltato la volontà di chi lo dovrà vivere sulla propria pelle (i lavoratori attivi) sia un tonico per il Palazzo Chigi, è una realtà che coincide con la propaganda e non con i dati di fatto concreti. Sul fatto che abbia vinto il sì, infatti, non c’è dubbio. E ci mancherebbe. Votazioni bulgare, illustrazione monolaterale dei contenuti, intruppamento massiccio da parte della Triplice.

Cosa poteva succedere di diverso? Niente. Quello che era altrettanto prevedibile che succedesse, però, è che la frattura tra sinistra riformista e sinistra radicale si allargasse ulteriormente. Che vittoria è il fatto che domani in Consiglio dei ministri Rifondazione comunista, e forse non solo lei, si asterrà sul varo del provvedimento? È una vittoria il fatto che la battaglia parlamentare su questo tema e sulla Finanziaria si preannunci ancora più aspra proprio tra le maggiori componenti della coalizione? Bel risultato! Bella vittoria!
Un Governo già allo sfascio, ha insomma trovato, o meglio rinvigorito un elemento fondamentale di rottura. Dunque, l’accordo è passato, ma lasciando altri morti e feriti sul campo, rinnovando all’interno del centro sinistra la guerra tra bande che ha contraddistinto questo anno e mezzo sciagurato di Governo.

Come non bastasse, poi, è in arrivo un altro voto che contribuirà a ruspare anche le ultime macerie dell’allegra macchina da guerra di Prodi: le primarie del centro sinistra. Destinate a rafforzare Prodi, dicono i leader del nascituro partito, a cominciare da Veltroni. Roba da sbellicarsi dalle risate.

Se infatti per rafforzare Prodi si pensa di azzerare i ministri, cioè di far cadere il governo dopo il 14, come ha confessato la senatrice Finocchiaro, cosa si dovrebbe fare per indebolirlo? Certo, Fassino e i prodiani hanno cercato di edulcorare l’amara pillola proposta dalla capogruppo dell’Ulivo al Senato.

Ma la sostanza di quella proposta-progetto, condivisa come sappiamo non solo da vasti settori dell’Ulivo, oltre che da Di Pietro, sempre più voglioso di avere le mani libere, da Mastella, per non parlare di Dini e della sua pattuglia liberaldemocratica, resta in tutta la sua forza dirompente.

Del resto, quale persona seria può pensare che il Paese possa andare avanti ancora così per qualche tempo? Nessuna. Tranne Prodi, forse. Un uomo solo che, speriamo presto, non sarà più al comando.

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