Hai aperto l'intera News con il titolo:
 E ORA IL GOVERNO FACCIA UN CONSIGLIO STRAORDINARIO SULLA FAMIGLIA Data: 16/02/2007
Appertiene alla sezione: [ Politica ]
Riprendiamo da "Famiglia CRISTIANA" E DEDICHIAMO AI PSEUDO CATTOLICI DI CENTROSINISTRA QUESTO COMMENTO DEL SETTIMANALE CATTOLICO SUI "DICO".

QUANDO L'AGENDA POLITICA IGNORA IL PAESE REALE

Giovedì 8 febbraio, ore 16.35: le agenzie battono la notizia che il Consiglio dei ministri è convocato per le 17, per varare il Disegno di legge sulle unioni di fatto. Si tratta di una convocazione d’urgenza, ad appena 48 ore dalla seduta nella quale il Governo ha affrontato l’emergenza Calcio. Poiché spesso la forma è anche sostanza, è ovvio che la fretta dei ministri si giustifica solo col fatto che il Governo considera il tema delle coppie di fatto una priorità e un’urgenza per il Paese.

Ed è questa la prima cosa che sconcerta. Davvero la priorità per l’Italia è quella di dare una forma di riconoscimento alle unioni di fatto che, secondo l’Istat, sono 555.000? I dati, nella loro asciutta eloquenza, dicono ben altro: il numero dei matrimoni è diminuito in modo costante, passando da 373.784 nel 1975 a 250.000. Sono invece cresciuti, negli ultimi cinque anni, del 59 per cento le separazioni e del 66,8 per cento i divorzi. È la crisi della famiglia la vera emergenza sociale di un Paese alle prese anche con un alto tasso di invecchiamento e un basso indice di natalità.

Il presidente del Consiglio, Romano Prodi (foto AP/La Presse).
Il presidente del Consiglio, Romano Prodi (foto AP/La Presse).

Il declino dell’istituto familiare è dovuto a ragioni culturali, sociali ed economiche. Tutte le ricerche ci dicono che ci si sposa sempre meno e più in là negli anni, perché un legame stabile, che comporta doveri reciproci, risulta per molti una responsabilità troppo vincolante. Si preferiscono così relazioni meno stabili e impegnative.

Ma ci sono anche problemi concreti che impediscono alle famiglie di nascere e crescere. Metà delle famiglie italiane vive con meno di 1.800 euro al mese, la diffusa precarietà del lavoro e l’alto costo dell’acquisto o dell’affitto della casa ostacolano i giovani nel formare nuove famiglie. La conferma giunge proprio dal Programma elettorale dell’Unione, nel quale si legge: «Gli oneri a carico delle famiglie continuano a crescere. Aumentano, ad esempio, i costi della non autosufficienza e dei figli, non solo minori. Al riguardo, si ricorda che ben il 70 per cento dei giovani tra i 25 e i 29 anni vive con i genitori, nella sostanziale impossibilità di rendersi autonomi e di formare nuove famiglie». Diventa sempre più difficile, poi, soprattutto per le donne, conciliare lavoro e famiglia.

Queste, non il riconoscimento delle unioni di fatto, sono le priorità che un Governo, che abbia davvero a cuore il futuro del Paese, dovrebbe affrontare con scelte concrete e, queste sì, urgenti.

Il ministro della Famiglia, Rosy Bindi, commentando il varo del Disegno di legge in materia di diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi "Dico", ha dichiarato: «Nessuno può ignorare che il punto di riferimento culturale di questo Paese è la Costituzione». Ma è proprio l’articolo 31 della Costituzione a prevedere che «la Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose».

In Italia, però, solo l’1 per cento del Pil viene investito nelle politiche familiari, a fronte di una media dell’Ue del 4 per cento, come ha ricordato la scorsa settimana il professor Filippo Vari nel corso di un’audizione alla Commissione Affari sociali della Camera.

Perché dunque è stata stravolta l’agenda dei problemi da affrontare, invertendo l’ordine delle priorità? La risposta sta forse in un commento del ministro Giuliano Amato: «Se non ce l’avessimo fatta, avrei avuto dubbi su un altro parto: sulla nascita del Partito democratico». Le ragioni del compromesso politico, ancora una volta, hanno avuto così la meglio su quelle del "bene comune".

Con la sua scelta, il Governo indica una strada pericolosa e ambigua. Una legge va giudicata per quello che prevede (e quella varata rischia di creare più problemi di quanti vorrebbe risolverne), ma anche per i messaggi che trasmette.

Con i "Dico" non si lancia un segnale positivo ai giovani, ai quali si indica così come possibile e praticabile un modello, meno impegnativo e stabile, alternativo alla famiglia, senza la quale tuttavia nessun Paese può costruire il proprio futuro.

  << Ritorna alle News

  - Regione Puglia
  - Gazzetta del Mezzogiorno
  - Corriere della Sera
  - Portale delle libertà
  - Potere Sinistro
  - Governo
  - Parlamento
  - Il Foglio
  - Il Giornale
  - Libero
  - Panorama
  - Avvenire
  - Vatican News
  - Baribyday
  - Destra Torittese
  - Luciano Lomangino
  - Sole 24 Ore
  - L'occidentale
  - Repubblica