I “REDENTI 2” – La storia degli “intellettuali” che passarono dal fascismo celebrato all’antifascismo militante.
Potrebbe chiamarsi così un recente saggio di Pierluigi Battista “CANCELLARE LE TRACCE – Il caso Grass e il silenzio degli intellettuali italiani dopo il fascismo”. O forse potrebbe chiamarsi “I redenti 3”. Perché per primo fu un deputato missino, scomparso da tempo, l’on. Nino Tripodi calabrese, per molti anni direttore del quotidiano missino “Il secolo d’Italia”, intellettuale finissimo e altrettanto fine polemista, che negli anni 60 diede alle stampe un piccolo saggio, ora scomparso, dal titolo significativo “Camerata, dove sei?”. Era l’elenco alfabetico, preciso, puntuale, polemico, incontestabile, dei tanti intellettuali del dopo guerra che durante il fascismo erano stati fascisti, e che fascisti. Poi, dopo la guerra, alcuni durante la guerra, quando questa aveva preso una brutta piega per il fascismo, si erano “redenti”, come li ha definiti Mirella Serri autrice del saggio, “I redenti”, appunto, pubblicato l’anno scorso, che fa barba e capelli ai tanti intellettuali italiani passati dal fascismo all’antifascismo dalla sera alla mattina. Il saggio di Battista, che arriva in libreria dopo quello della Serri, è l’occasione per mettere in luce le sorprendenti “redenzioni” delle tante salamandre che transitarono d’un colpo, con disinvolta spregiudicatezza, dal regime mussoliniano all’antifascismo targato PCI. Norberto Bobbio, Elio Vittoriani, Renato Guttuso, Pier Paolo Pisolini, Roberto Rossellini, Gorgio Bocca, Dario Fo (repubblichino di Salò!), Mario Alicata, Pietro Ingrao, e tanti altri, uscirono dal fascismo, ricorda Battista, passarono all’antifascismo e si eressero finanche a giudici della moralità altrui, pur essendosi macchiati delle stesse colpe di quelli che dopo la guerra finirono sul banco degli imputati perché non vollero o non potettero a loro volta passare dall’altra parte della barricata. Tutti lo fecero evitando di dar di conto delle loro responsabilità e taluni alterando la propria biografia per giustificare scelte della loro giovinezza, divenute disdicevoli dopo la caduta del fascismo. Il saggio di Battista è pubblicato da Rizzoli e costa 18 euro. Vale la pena di spenderli perché consente di avere contezza di quanto essere intellettuali talvolta significhi essere totalmente privi di pudore.