Colpo di scena uno dopo l'altro. Prima Mastella, il ministro della Giustizia, indagato. Subito dopo la notizia che la Procura generale di Catanzaro ha avocato l'inchiesta Why Not sul presunto uso illecito di finanziamenti pubblici di cui era titolare il pm Luigi De Magistris e nell'ambito della quale è indagto il ministro. Lo si è appreso stamani in ambienti giudiziari.
L'avocazione sarebbe stata motivata da una presunta incompatibilità di De Magistris nel procedimento legata alla richiesta di trasferimento cautelare d'ufficio che è stata fatta nei suoi confronti di Mastella. Nel caso specifico sarebbe stato ravvisata una incompatibilità nel procedimento da parte di De Magistris proprio per il coinvolgimento del ministro. La situazione determinatasi dopo la richiesta di trasferimento, secondo quanto si è appreso, avrebbe dovuto imporre l'astensione da parte del pm. Siccome l'astensione non c'é stata, né il capo dell'ufficio ha provveduto alla sostituzione del magistrato titolare dell'inchiesta, il procuratore generale ha provveduto all'avocazione applicando l'art 372 lettera A del codice di procedura penale. La norma prevede l'obbligo per il procuratore generale di disporre l'avocazione nel momento in cui ravvisi una situazione di incompatibilità. Il procuratore generale ha deciso di valutare la situazione dopo che si è appreso che il ministro della Giustizia è stato iscritto nel registro degli indagati. Nell'inchiesta, oltre a Mastella, sono indagati, tra gli altri, il presidente del Consiglio, Romano Prodi, esponenti politici del centrodestra e del centrosinistra e imprenditori.
Certo è una situazione paradossale. Premier e ministro dello stesso dicastero da cui parte la denuncia indagati. Ma silenzio tutti. "Ancora una volta vengono rese pubbliche a mezzo stampa notizie riservate che riguardano il mio ufficio, le mie indagini, e la mia persona. Se è vero quello che l'Ansa ha scritto, non avendo io ricevuto alcuna notifica, ci avviamo al crollo dello stato di diritto, registrandosi anche, nel mio caso, la fine dell'indipendenza e dell'autonomia dei magistrati quale potere diffuso". ha commentato il pm di Catanzaro all'Ansa in merito all'avocazione dell'inchiesta.
"E' giunta notizia che l'inchiesta é stata avocata. Io sono sempre stato sereno in attesa di giudizio, come per il caso del Calcio Napoli quando ho atteso pazientemente e sono stato prosciolto", ha ribattuto il ministro della Giustizia ai giornalisti. "Il giudizio terzo arriva", aggiunge Mastella e avverte "bisogna che ognuno rispetti la legalità e i principi; nessuno oltrepassi la linea di demarcazione".
Il ministro della Giustizia per ora non ci pensa proprio a dimettersi per l'inchiesta a suo carico. Lo farà se mai saranno provate le accuse che gli vengono mosse. Così ha risposto alla stampa. "D'Alema ebbe l'avviso di garanzia, Berlusconi fu rinviato a giudizio, Prodi è nella mia analoga condizione; finalmente - ha detto Mastella- si è stabilito che l'avviso di garanzia è certezza di garanzia per la persona indagata, ma non perché sia condannata. Quando mi spiegheranno le tangenti che ho preso, i traffici in sede europea, sovranazionale e mondiale che mi riguardano, gli abusi che avrei determinato, sarò io che prenderò la valigia e andrò via".
E' indagato per abuso di ufficio come contestato anche al premier e violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete.