L’hanno subito ribattezzato “decreto Veltroni” quello approvato ieri sera dal Consiglio dei ministri straordinario sull’onda dello shock mediatico della donna stuprata, torturata e ridotta in coma da un rumeno a Roma.
In pratica viene attribuito al prefetto il potere di allontanare anche cittadini comunitari (e la Romania è appena entrata nella Ue) per motivi di pubblica sicurezza. Il decreto approvato dal Cdm, convocato praticamente da Walter Veltroni, non è altro che il quarto ddl del pacchetto sicurezza licenziato due giorni fa proprio dal governo. Disegni di legge che avevano ricevuto proprio critiche perché non erano subito applicabili ma richiedevano il preliminare passaggio e l’approvazione in Parlamento. Cosa tutt’altro che scontata, visti i chiari di luna all’interno della maggioranza.
In serata, dopo il Consiglio dei ministri straordinario, Romano Prodi ha provato a dimostrare che la scelta era stata sua: “Ho parlato con il ministro Ferrero e con il ministro Pecoraro Scanio e sono tutti d’accordo”. Lo stesso presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, condivide “il contenuto e l’urgenza del decreto”. Niente altro che dichiarazioni, perché la decisione è stata di Veltroni, che se non ha battuto i pugni sul tavolo poco ci è mancato.
Nel pomeriggio infatti, mischiando perfettamente il proprio ruolo di leader del Pd con quello di sindaco di Roma, Veltroni aveva telefonato a Prodi “sollecitando iniziative straordinarie”, quindi aveva convocato una conferenza stampa improvvisata in Campidoglio nella quale chiedeva “più potere ai prefetti”. E chiusa la conferenza stampa il sindaco d’Italia era salito direttamente al Viminale dal ministro dell’Interno, Giuliano Amato per discuterne (i maligni dicono per scrivere il decreto) direttamente con lui.
Blitz terminato, tolleranza zero e governo veltronizzato.