di Gianni CLERICI
Natale Gandola assieme a Francesco Ponisio la notte tra il 27 e il 28 aprile 1945 sorvegliò la cella nei pressi del Lago di Como dove era prigioniero Benito Mussolini assieme a Claretta Petacci. Natale Gandola, allora giovanissimo partigiano col nome di battaglia Eurialo, in quella storica notte prese appunti tenendo le orecchie ben tese sulla soglia della prigione. Gli appunti diventarono qualcosa di più. Uno scartafaccio che Gandola consegnò a Gianni Clerici («Perché lo legga e se crede lo lasci cadere nel lago»). Questi appunti suggestionarono talmente Clerici da fargli baluginare un’idea: era la storia ideale per un romanzo.
Mussolini, l’ultima notte è un libro che contiene documentazione, testimonianza e immaginazione. È opera di pura narrativa, costituita soprattutto dai piccoli e dolenti monologhi di Claretta e delle ultime furenti volontà mussoliniane. È difficile capire quanta fiction ci sia, quanta verità storica e quanta sia la farina del sacco di Gandola, certo è che la tensione del romanzo regge per merito dell’aggraziata vena narrativa di Clerici, che usa nella scansione dei capitoli lo stesso ritmo dei tempi teatrali: brevi e intensi atti unici. Alla faccia di chi considera Clerici solo un raffinato cronista di tennis e non uno dei nostri ultimi grandi narratori atipici.
MUSSOLINI, L'ULTIMA NOTTE, Gianni CLERICI, euro 18,00