ECCO IL MANUALE PER NON PAGARE LE MULTE, OSSESSIONE DEGLI AUTOMOBILISTI ITALIANI. sI CHIAMA APPUNTO IO NON PAGO ED ESCE IN LIBRERIA IL PROSISMO 13 NOVEMBRE PER LE EDIZIONI DELLA FAZI. ECC LA STORIA DEL SUO AUTORE.
Per una volta non partiamo dalla notizia ma dalla storia. Perché l’avvocato Emilio Ponticiello, classe 1940, molisano ma romano d’adozione (ha il padre napoletano), alle spalle ne ha una curiosa. Fino a 10 anni fa Ponticiello era un civilista come gli altri. Un bel giorno gli mettono le strisce blu sotto lo studio, nel quartiere Prenestino. Orrore: parcheggio a pagamento, e salato. E lui comincia a prendere multe, a fare ricorsi contro l’ingiustizia del sistema. E a vincerli tutti. Si sparge la voce e diventa il re delle opposizioni (ne ha vinte circa 98 su 100), sue e altrui.
Divieti di sosta, guida con telefonino, lavaggio strada... Per tutto trova il modo di fare annullare la sanzione. Conosce il Codice della strada in tutte le sue virgole. Come Pippo Baudo i testi di tutte le canzoni che porta a Sanremo. Lo chiamano le radio locali del Lazio (parla quasi tutte le mattine a Radio radio), comincia a scrivere di multe sui giornali specializzati (come Quattroruote e Automobilismo). Fino a che, nel 2006, pubblica un tomo specialistico dedicato agli studi legali (Cinquecento motivi di opposizione alle contravvenzioni, ed. Maggioli), al prezzo di 50 euro: ne vende 30 mila copie. Un best-seller per l’editoria giuridica. E lì qualcuno sente odore di business.
Ecco la notizia: a Ponticiello hanno proposto di scrivere un manuale meno tecnico e più divulgativo del precedente, Io non pago!, che esce il 13 novembre per la Fazi editore. Si prevede fibrillazione nell’immenso popolo degli italici multati, paganti e non. Perché nel libro, un inno al fai-da-te del ricorso contro le multe, sottrazioni di punti patente, cartelle esattoriali, si spiega quando fare riferimento al prefetto e quando al giudice di pace, entro quanti giorni mettersi a scrivere e soprattutto, il suo punto forte (e fantasioso), con quali motivazioni. Alla fine del manuale ci sono perfino gli indirizzi delle prefetture e i moduli precompilati.
Ma l’avvocato molisano tutto vuole fuorché si giudichi il suo manuale un incentivo a infrangere il Codice della strada. Anche se poi, quasi fosse un pasionario, invoca spesso la «libertà di sosta». «Prendiamo le cosiddette righe blu: i miei ricorsi sono tutti nell’ambito della legalità. I proventi di quelle multe dovrebbero finanziare parcheggi nella stessa zona. Ma non succede quasi mai. E io lo verifico sempre, poi lo scrivo» spiega Ponticiello.
«Il mio libro vuole essere solo una cassetta degli attrezzi: l’80 per cento dei ricorsi può essere risolto col fai-da-te. E comunque, quando decidono di venire da me, i clienti sanno che io non assisto chi scientemente ha violato le regole danneggiando gli altri».
Parola di azzeccagarbugli. Che, a onor del vero, non è diventato ricco. «Le consulenze semplici le faccio gratis. Quelle più complicate, con doppia infrazione e magari con patente penalizzata, costano poche decine di euro, sempre meno del costo della contravvenzione».
Un esempio dell’«ars Ponticielli»? «Sì, caro prefetto, il verbale aveva ragione nel segnalare il divieto di sosta, ma il vigile si è scordato di rilevare che....» e giù una marea di motivazioni che portano poi all’effetto desiderato. «Gli italiani percepiscono le multe come i balzelli più odiosi, le tasse peggiori, perché sanno che pagano per avere un servizio che non avranno mai. Né traffico fluido, né parcheggi».
Già, i multati famosi concordano. «Ho provato a organizzare per un giorno una squadra di ausiliari della sosta» racconta Ignazio La Russa. «Ho fatto vedere la differenza tra prevenzione e punizione. Ci avvicinavamo alla gente in seconda fila e la invitavamo a cercare parcheggio. Se non trovavamo al volante il guidatore suonavamo il clacson. Altro che far cassa e basta: il mio slogan è meno multe e più prevenzione. Per quanto mi riguarda, di contravvenzioni ne collezionavo quasi una al giorno. Ho fatto causa e ho vinto. La forza me la dava la certezza di essere preso in giro. Cosa mi dice dei parcheggi sotterranei a pagamento? Sostituiscono un ugual numero di posti gratis in superficie. O no?».
C’è chi, invece, ha preferito mollare. «Basta, prendevo troppe contravvenzioni. Ho venduto la macchina: ultimamente la chiamavo “la signorina” da tanto che mi costava in multe» dice Victoria Cabello. «Tra taxi diviso con le amiche e bicicletta, che è pure ecologica, risparmio. Mi dimenticavo di pagare e le multe arrivavano raddoppiate, triplicate. Avevo superato i 1.000 euro. Comunque, il libro di Ponticiello darà la parola a tutti i gabbati della strada».
Tra i multati famosi ci sono anche gli osservanti. Come il designer Aldo Cibic, che si definisce «guidatore indisciplinato ma sempre pagante quando sbaglia. Ho pagato anche quando a Firenze mi hanno inflitto un eccesso di velocità con sottrazione di 10 punti di patente: il limite era 50 all’ora, io andavo a 80, e avevo il cellulare in viva voce. No, penso che il libro in uscita non sia la via giusta. Dobbiamo anzi capire che solo la costanza del controllo, e della sanzione, fa sì che un popolo si educhi».
In epoca pre Ponticiello, quando ancora non si conoscevano i raffinati congegni giuridici del ricorso perfetto, i trucchi erano davvero grossolani. «Ricordo di non avere pagato multe sostanziose quando mi dovetti trasferire negli Usa» sospira Daniele di Montezemolo, patron della Twin Ddm. «Arrivavano a Roma al vecchio domicilio. Bei tempi. Sparivi e ops... sparita la multa. Io le prendevo per distrazione, non per indisciplina». Anche il senatore Paolo Guzzanti ha usato la strategia del cambio di residenza: «All’epoca guidavo, non ero certo sotto scorta. Ricordo quanto preferivo le corsie preferenziali...».
Comunque, indisciplinati, Ponticiello dovrebbe saperlo, si nasce. Non si diventa. Così, quando lo scrittore Andrea Pinketts, anni fa, decise di smettere di guidare per eccesso di multe, non immaginava certo che «avrei cominciato a prender multe perché sul bus non avevo il biglietto: batoste da 100 euro ogni volta. A proposito, non è che quell’avvocato assiste anche i distratti del tram?».