Il vicepresidente del Parlamento europeo Mario Mauro (Forza Italia-Ppe) è interenuto nella polemica sull’immigrazione con una nota da Bruxelles in cui ha sottolineato che, nonostante la moratoria dichiarata dal governo Prodi, "di fatto" non c’è alcun blocco per l’ingresso in Italia dei lavoratori rumeni, sia legali che clandestini. "Il governo Prodi ha deciso, con seduta del Consiglio dei ministri del 27 dicembre 2006, di avvalersi di un regime transitorio che durerà solo un anno prima di essere completamente liberalizzato. Tale regime stabilisce l’apertura immediata per i settori del lavoro dirigenziale e altamente qualificato, di quello agricolo e turistico-alberghiero, del lavoro domestico e di assistenza alla persona, edilizio e metalmeccanico.
E’ ugualmente prevista l’apertura immediata per il settore del lavoro stagionale. L’ingresso dei lavoratori autonomi è comunque libero, come pure la circolazione per motivi diversi dal lavoro". Dunque, chiede Mauro, "quale tipologia di lavoro non è contemplato tra quelli previsti dal provvedimento del 27 dicembre 2006? In Italia i rumeni e i bulgari sia regolari che clandestini svolgono essenzialmente il lavoro edilizio e quello domestico". Prodi, perciò, secondo il nostro eurodeputato, "ha preso in giro gli italiani", perché "la moratoria c’è, così che il governo possa dire di aver eretto il muro, ma di fatto - conclude Mauro - il blocco è inesistente". Nella nota del vicepresidente del Parlamento europeo si ricorda che "nei primi due anni successivi all’adesione della Bulgaria e della Romania (avvenuta il primo gennaio 2007), l’accesso dei cittadini di questi paesi ai mercati del lavoro degli Stati membri dell’Ue a 25 dipende dalle disposizioni di legge nazionali e dalle politiche dei vari Stati, nonché da eventuali accordi bilaterali stipulati" con i due nuovi arrivati. "In linea di massima - osserva Mauro - le disposizioni transitorie dovrebbero decadere cinque anni dopo l’adesione.
Tuttavia gli Stati membri dell’Ue a 25 avranno la possibilità di chiedere alla Commissione l’autorizzazione di continuare ad applicare le misure nazionali per altri due anni nel caso in cui il mercato nazionale del lavoro risulti gravemente perturbato". Mauro ricorda che "nel maggio 2004, in vista dell’allargamento dell’Ue ai primi dieci paesi dell’Est, il governo Berlusconi dispose una limitazione della libera circolazione, senza differenze tra lavoratori, per i cittadini dei paesi ad alta emigrazione". Questa disposizione, fu dapprima proprogata per altri tre anni il 5 maggio 2006, per poi essere revocata "il 27 luglio, una volta subentrato il governo Prodi. Dal luglio 2006 quindi, per volere di Prodi i neocomunitari hanno diritto alla libera circolazione in Italia, come gli altri cittadini già facenti parte della Ue".