E' morto stamani dopo una breve malattia il giornalista e scrittore Enzo Biagi. Ci uniamo al generale cordoglio per la scomparsa del grande giornalista del quale si potevano non condividere le opinioni ma del quale non si potevano non apprezzare le non comuni doti di giornalista e di scrittore. Giornalista lo fu da subito, scrittore lo divenne scrivendo decine di libri che hanno accompagnato almeno un quarantennio della vita del nostro Paese. Anche la nostra che attraverso i suoi libri si forgiò alle vicende del nostro tempo. Di più, attraverso i libri di Biagi scoprimmo il mondo, viaggiammo con la mente in tutti i luoghi ove Biagi si era recato come inviato speciale e i cui ricordi trasferì nei suoi libri, insieme ai ritratti degli uomini e delle donne che aveva incontrato. Memorabile l'incontro con Eleonor Roosvelt da cui imparò e a sua volta insegnò che "è meglio conoscere il peggio che vivere nell'incertezza" e ancora l'incontro con l'ex bambino ebreo con le mani alzate nel ghetto di Varsavia, divenuto il simbolo della tragedia di quel popolo, fortunosamente soppravissuto alla tragedia del suo popolo e trasferito in America, dove Biagi loincontrò e lo intervistò, e ancora le mille altre interviste ai grandi e agli sconosciuti in ogni angolo della terra. Biagi è stato un fiume in piena e della sua fecondia giornalistica e narrativa sono testimoni le sue opere. E' stato anche un testimone attento e intelligente del nostro tempo, riconoscendosi "fazioso" senza nascondersi dietro il dito della ipocrisia che non gli apparteneva. Ed infatti pur non avendo condiviso la sua "faziosità" verso Berlusconi non abbiamo cessato di leggerlo apprezzandone comunque la schiettezza e la sincerità. Doti che non sono comuni.