Dal «festival pucciniano» alla scuola di ateneo per la formazione europea e mediterranea «Jean Monnet», fino ai corposi interventi per gli italiani all’estero, passando per le misure a difesa della «biodiversità» del canale di Sicilia. La Finanziaria 2008 non è sfuggita al tradizionale assalto alla diligenza. Governo e maggioranza non hanno resistito alla tentazione di accontentare tutti con finanziamenti a pioggia.
Il passaggio al Senato ha arricchito il disegno di legge che contiene la Finanziaria vera e propria, così come il decreto collegato, con provvedimenti ultra-particolari oppure misure ispirate da principi giustissimi - ad esempio la mobilità nei centri storici -, ma dotate di fondi talmente scarsi da renderle inutili. Misure più adatte a un decreto ministeriale o a una legge ordinaria, ma che i rispettivi sponsor hanno preferito inserire nella legge più blindata dell’attività parlamentare.
Cultura. Sono quindi al sicuro i finanziamenti per il «Patrimonio storico della Prima guerra mondiale». Cifra mini, da bilancio di circoscrizione: 200mila euro per tre anni. Ma la cultura occupa una bella fetta dei 2,3 miliardi di spese aggiuntive introdotte dalla commissione Bilancio del Senato. Come il Festival pucciniano, in occasione del 150° anniversario della nascita del compositore, che sarà finanziato con 1,5 milioni di euro solo per il 2008. Più in generale ci sono 3,4 milioni di euro in più per le associazioni culturali.
Sport. E poi un classico: le manifestazioni sportive. Quelle che quest’anno hanno avuto l’onore di essere menzionate nella manovra sono i Giochi del Mediterraneo di Pescara, che si terranno nel 2009 e che impegneranno in tutto 5,4 milioni di euro in tre anni, e i campionati mondiali di nuoto di Roma in programma nello stesso anno, ma che costeranno solo 1,2 milioni.
Ambiente. La Finanziaria non si nega obiettivi altissimi come quelli del protocollo di Kyoto per abbattere il livello di anidride carbonica nell’aria. Per la salvezza del pianeta sono stanziati 50 milioni di euro all’anno dal 2008 fino al 2010, che andranno in un fondo presso il ministero dell’Ambiente. Serviranno a realizzare aree verdi dentro le città. Ma anche a riforestare. A volte i mezzi messi a disposizioni non sembrano all’altezza del compito. Come nel caso della «mobilità alternativa» nei centri storici italiani. Per promuovere auto elettriche e piste ciclabili si stanziano solo 4 milioni di euro all’anno. Cifra bassa anche per il bilancio di un comune. Con venti milioni di euro si tuteleranno invece «le biodiversità del canale di Sicilia», ma non si spiega come. Non manca l’istituzione di nuovi parchi naturali. Quelli nuovi sono quello delle Egadi, del litorale trapanese, delle Eolie e degli Iblei. Per l’avvio si prevede di stanziare da subito 250mila euro. Cifra inevitabilmente destinata a lievitare quando i parchi e le relative strutture burocratiche andranno a regime. Quando, cioè, si tratterà di nominare i vertici e assumere gli impiegati. Che magari saranno ingaggiati come atipici e fuori ruolo, fino a quando non si porrà il problema della loro stabilizzazione. Dei precari del parco del Gran Sasso e monti della Laga e della Maiella, ad esempio, si è fatto carico un emendamento al decreto collegato, che ne prevede la stabilizzazione anche se dentro i limiti finanziari stabiliti dall’emendamento per la stabilizzazione degli atipici di Stato. Ricerca. Molto complesso il rapporto della Finanziaria con gli enti di ricerca e il non profit. Se da una parte il governo ha limitato il cinque per mille, cioè il contributo volontario via dichiarazione dei redditi, a soli 100 milioni, non mancano stanziamenti concessi a singole associazioni ed enti di ricerca. Ad esempio un emendamento alla Finanziaria ha previsto 4,5 milioni di euro come contributo all’ateneo per la formazione europea e mediterranea «Jean Monnet» di Napoli. Sempre a Napoli sono stati trovati tre milioni di euro per il 2007 (nel decreto fiscale) a favore del Ceinge, centro di ricerca per le Biotecnologie avanzate. Contributi straordinari per un milione di euro anche all’Ens, Ente nazionale per la protezione dei sordi, all’Anmic, mutilati e invalidi civili, all’Unms, mutilati per servizio, e all’Anmil, mutilati e invalidi del lavoro. Un modo per dire ai contribuenti che l’ultima parola su chi ha diritto ai contributi e chi no, spetta solo allo Stato.