Ieri, in un vertice con tutti i leader, il centrodestra ha deciso di non votare il decreto sulla sicurezza se non vi saranno sostanziali cambiamenti. Ma Prodi ha già annunciato che le norme vanno bene così come sono.
Si scontrano due visioni opposte non soltanto di come affrontare e combattere i delitti sempre più frequenti di cui si rendono responsabili spesso cittadini stranieri senza lavoro e senza fissa dimora, ma di come va costruita e garantita una società moderna; che deve essere sì pluralista e garantista nei confronti di tutti, ma (e qui le divergenze si fanno ampie) che deve tutelare i propri cittadini e deve punire con massimo rigore chi commette reati. Il fatto che oggi sotto la lente d’ingrandimento ci siano gli stranieri rende ancora più lontane le posizioni.
La sinistra radicale, con il suo ipocrita pauperismo e il suo falso solidarismo, in nome di un dannoso internazionalismo che risale a Lenin e ai suoi figliocci, ha di fatto eluso il problema. Chi espelle uno straniero è un razzista, xenofobo e fascista. È ancora questa la posizione tenuta da una porzione importante del governo Prodi.
Un esempio su tutti: il ministro Ferrero, in questi giorni di dibattito, ha affermato che è più importante la rieducazione del reo piuttosto che la sua punizione. Questa visione distorta e pericolosa del problema alimenta davvero ondate e rigurgiti xenofobi che, per essere chiari, sono assolutamente intollerabili. Ma come si può pensare, ed agire di conseguenza, che davanti ad efferati delitti (basti pensare ai coniugi di Treviso fatti a pezzi da una banda di albanesi) la cosa più importante sia rieducare gli assassini? E la giustizia? E la punizione?
Persino Veltroni, inventore del buonismo applicato al mondo, ha cambiato idea sull’argomento, abbandonando il radicalismo terzomondista e chiedendo al governo provvedimenti energici che, come al solito, non sono arrivati. Ma lo ha fatto dopo aver assaggiato i fischi che gli sono piovuti addosso al funerale della donna uccisa dal rumeno qualche giorno fa. La società italiana è tollerante ed ospitale. Abbiamo accolto, dopo il crollo del comunismo, milioni di cittadini dell’est, spogliati della loro dignità da regimi che invece predicavano uguaglianza e ricchezza.
E adesso, proprio nel nostro paese, gli epigoni di quei regimi che ne decantano ancora le insite virtù, gridano al pericolo della xenofobia! Tutto questo è ipocrita e velleitario. Ma è anche pericoloso, perché non afferra alla radice la complessità e la pericolosità del problema.
La sinistra italiana, su questi temi, non ha la capacità di ascoltare il sentimento comune della gente, esasperata, impaurita e non razzista. Scambiano la rabbia degli offesi con il razzismo; mettono il paraocchi ideologico prima dell’analisi della realtà. In due parole vivono fuori dal mondo.
Sono quegli stessi individui che quando un vecchietto ruba un pacco di pasta al supermarket e viene arrestato non si scompongono più di tanto, ma quando una banda di no global o affini assalta un negozio e fa razzia di tutto, li assolve spiegando che si tratta di esproprio proletario. E sono questi che condizionano pesantemente ogni possibilità di risolvere concretamente il problema della sicurezza, mettendosi di traverso ad ogni buona e ragionevole proposta.