Sul problema della sicurezza, uno dei punti più sentiti dai cittadini, ecco alcune proposte avanzate da Foerza Italia da valutare e approfondire:
1.Potenziamento dei consolati e ambasciate per la identificazione di coloro che richiedono un visto: quando viene rilasciato il visto dall'ambasciata l'immigrato deve essere fotosegnalato e devono essere rilevate le impronte: la maggior parte entra regolarmente e poi butta il passaporto. Va rilevata l'identità al momento del rilascio del visto. Vanno potenziati i consolati e le ambasciate italiane all'estero con strumenti per l'identificazione fotografica e delle impronte digitali.
Collegamento tra Ministero degli Esteri che fornisce il visto e il Ministero degli Interni che ha la titolarità della banca dati degli stranieri. Sarebbe poi estremamente utile l’istituzione della banca del Dna poiché mentre nel caso delle impronte queste sono presenti solo al 10% nelle scene dei crimini, gli elementi genetici invece sono presenti sempre almeno al 50%). Affidamento ai Comuni della gestione delle pratiche di regolari (badanti e altri lavoratori stranieri) lasciando ai commissariati e alle caserme dei carabinieri il compito della gestione dei devianti.
2.Intensificazione delle relazioni diplomatiche. Accordi bilaterali: se ne fanno ma poi ci si dimentica di verificare se sono applicati. Meglio sarebbe svilupparli con quei paesi di cultura affine (Sud America, Filippine, Africa sub sahariana, ecc.). Inoltre un miglioramento delle relazioni diplomatiche permette una più rapida procedura di espulsione in quanto è necessario un documento di espatrio da parte del consolato.
3.Stretta applicazione delle leggi in materia di sicurezza: sistema dell'arresto facoltativo o obbligatorio, estensione della custodia cautelare a fatti socialmente rilevanti anche se il soggetto non viene ritenuto pericoloso. È necessaria una custodia cautelare estesa di nuovo a tutte le tipologie con sospensione di tutti i benefici attualmente previsti.
4.Modifiche organizzative delle forze di polizia: ad esempio per quanto riguarda la Polizia Scientifica: su Roma esiste una sola squadra che non è in grado di effettuare i rilievi per tutte le tipologie di reato. Non si fanno quindi rilievi di nessun genere per furti in casa o altro. Coordinamento delle varie forze di polizia: per un partita di calcio si crea un mega-coordinamento di tutte le forze. Per scippi, rapine, stupri o altro non si fanno MAI riunioni di coordinamento. L’inapplicazione delle leggi organizzative vigenti: non c’è responsabilizzazione condensata in figure precise: tutti fanno tutto e quindi nessuno fa niente. Tutti gli organi di polizia devono far riferimento alla legislazione vigente e quindi attenendosi ai disposti legislativi si potrebbe facilmente organizzare un piano chiaro di azione di prevenzione e repressione dei reati. Legge sulla privacy: ispezioni dell'Authority e se vengono trovate, anche minime, irregolarità vengono chiusi gli archivi. Notazioni inserite in un fascicolo senza una precisa corrispondenza con il fascicolo danno luogo a procedura di infrazione da parte dell'Authority. Bisogna trovare un protocollo condiviso di trattamento dei dati che salvaguardando la privacy permetta le attività di prevenzione e indagine. Eliminazione del costo per la rilevazione del codice IMEI dei telefonini da parte dei gestori telefonici: con questa disposizione si permetterebbe alle forze di polizia di poter avere un grande patrimonio di informazioni soprattutto per la prevenzione e la repressione della microcriminalità.
Sul problema dell’identificazione
La difficoltà di identificazione è il primo problema. Avviene così che per una stessa persona si attribuiscano intere pagine di diverse generalità e che gli istituti di pena anche nella fase di detenzione di lungo periodo non attivino i canali consolari per addivenire alle esatte generalità (salvo recenti norme disorganiche prive di ogni consistenza giuridica perché rendono complesso ciò che già è previsto in via ordinaria ma che non si conosce) .
Si ha così che vengono emesse circolari che concentrano in uffici centrali (Questure Ufficio Immigrazione e Scientifica) atti ordinari da esperirsi immediatamente da ogni Pubblico Ufficiale bloccando di fatto l’operatività delle norme citate. Inoltre nei processi penali e di sicurezza diviene impossibile valutare la capacità criminale ed avviene che si condanni o si impianti un procedimento di sicurezza su una persona secondo generalità effettivamente appartenenti a persona estranea mai fotosegnalata (per non parlare degli errori sugli inserimenti AFIS o mancato inserimento o mancato raccordo tra enti di sicurezza(carceri, polizia, carabinieri, finanza, vigili ecc). .
Avviene anche che il personale di frontiera si trovi in difficoltà rispetto a casi di inserimenti in banche dati elettroniche di documenti falsificati con generalità di persone titolari di documenti autentici completamente estranei a qualsiasi vicenda. Non parliamo poi dell’affollamento dei centri di permanenza e dell’impossibilità di eseguire speditamente espulsioni con conseguente devastanti su risorse, sovraffollamento, privazione senza motivo della libertà personale per lungo periodo ecc. Le norme d’archivio, sia informatico che cartaceo, vengono travolte dalla formazione di molteplici fascicoli con nomi inesistenti o,quel che è peggio con nomi di altre persone effettivamente esistenti ed estranei a tutto. Per comprendere la gravità del problema si cita, per gli addetti ai lavori, il problema degli inserimenti in archivi elettronici degli “alias”che raggiungono cifre esorbitanti senza che si addivenga alla dovuta concentrazione in esatte generalità della persona interessata. Su questa base l’intero sistema sicurezza subisce distorsioni vistose.
Lo stato di inefficienza determina infine la mortificazione di operatori e di una intera collettività che si vede violata nella sua cultura millenaria di civiltà e vede l’Unione europea richiamare lo stato italiano per una serie di violazioni sui diritti umani (espulsioni di massa o verso stati diversi da quello della persona espulsa e così via).
A questo si aggiungono i continui richiami della Corte Costituzionale che sancisce come l’inefficienza della P.A. (che parte sempre dalla mancata esatta identificazione) nei procedimenti amministrativi di espulsione abbia dilatato i tempi di esecuzione al punto tale da comprimere non più il diritto di libera circolazione ma quello della libertà personale, ricorrendo, in violazione ai principi costituzionali di tassatività della pena, a sanzioni penali per coprire l’incapacità di esercitare le ordinarie funzioni amministrative (che peraltro aggravano in negativo l’operatività moltiplicando attività confusamente).