Il comune di Roma rischia la chiusura per mancanza di personale: un duro colpo all’immagine del sindaco Veltroni che si candida a governare l’Italia manifestando invece la sua incapacità a governarne la capitale.
I dati sono forniti dal Campidoglio. Il Comune di Roma é fra i campioni di assenteismo negli uffici comunali di tutta Italia Soltanto Vibo Valentia, Cosenza e Nuoro fanno peggio. Ogni giorno su circa 24 mila impiegati comunali, a disertare il lavoro fra congedi, malattie, permessi sindacali e assistenza ai familiari sono 6-7 mila, che alle 4 settimane di ferie aggiungono altri 32,5 giorni di “vacanza” dal lavoro. Di fatto, dunque un giorno su 4 i “capitolini” sono assenti, stanno a casa, comunque sono lontani dal loro posto di lavoro.
I numeri parlano chiaro: a dispetto delle 1.644 ore all’anno previste dal contratto nazionale, ogni impiegato capitolino lavora soltanto 1.212 ore. Mancano all’appello 432 ore, pari a 60 giorni lavorativi. Dati che denunciano la fannulloneria dei dipendenti ma anche l’incapacità di chi dovrebbe far funzionare la macchina amministrativa. Del sindaco.
A coprire le assenze, se così si può dire, provvede un numero imprecisato ma ingente di consulenti, esperti e addetti ai vari servizi ingaggiati dal Comune per le mansioni più varie, affiancati dalle tante cooperative, per lo più giovanili, che si fanno carico di realizzare le tante notti bianche, mega-concerti e varie attività “culturali” distribuite nei diversi quartieri di Roma (ma soprattutto nel centro storico). Iniziative che costituiscono l’unico vero orgoglio della giunta Veltroni. Consulenze e collaborazioni che sono un aggravio per le tasche dei romani.
Il delitto di Tor di Quinto ha suscitato nella popolazione, e su qualche giornale, il confronto fra lo squallore delle periferie e delle baraccopoli, di quello sterrato ove ha trovato la morte la signora Reggiani e la fastosità di quella Festa del Cinema chiusa pochi giorni prima e alla quale hanno partecipato dive e divette, attori di Hollywood e del cinema mondiale, impegnati spesso in manifestazioni politiche, con anche attacchi a Bush e alla presenza americana in Iraq. Così come di ispirazione politica erano molti dei film presentati nelle diverse manifestazioni.
La denuncia dell’assenteismo dal lavoro, è stato un colpo duro per Veltroni e per quel “modello romano” che ha suggerito la scelta del sindaco capitolino come “salvatore” della Patria.
Persino il premier romeno oggi a Roma in un’intervista al Corriere ha messo al centro delle sue critiche il neosegretario del Pd, affermando che il suo ruolo “di governo” per il varo del decreto-legge che sta per andare in Parlamento è una copertura per le sue responsabilità indicate in quella baraccopoli, collocata a un centinaio di metri dalla stazione della ferrovia metropolitana ove la signora Reggiani ha incontrato il suo assassino.
È vero che il romeno Tariceanu è l’ultimo a poter parlare, anche lui deve dare tante spiegazioni, ma Veltroni è riuscito a fornirgli qualche buon argomento per poter alzare la voce. A dispetto dell’Italia e della sua immagine europea.