“In nome del popolo sovrano” non è appena il titolo di un famoso film, ma è infine l’essenza della democrazia. Berlusconi richiama oggi a questa verità elementare e, per ciò, irriducibile a qualsivoglia schema ideologico e/o propagandistico. Stavolta l’occasione, starei per aggiungere: storica, è la crisi – ancora una volta, storica – del nostro Paese. Perché, questo governo, di fatto, ha prodotto una crisi strutturale del sistema-Paese di proporzioni inimmaginabili. Non l’ha ereditata, questa crisi, sia chiaro, ma l’ha prodotta, questo è il vero dato politico. Mai visto uno spettacolo così degradante in nessuna fase della nostra storia repubblicana, che pure ha dovuto affrontare periodi drammatici e difficili.
Dal 1948 ad oggi nessun cittadino italiano aveva mai assistito ad uno spettacolo di impotenza decisionale e di oltraggio al buon senso ed alle istituzioni come quello realizzato da questo sgangherato governo. Ebbene, la raccolta di cinque milioni di firme “per chiedere che sia restituito al popolo sovrano il diritto di decidere il proprio futuro attraverso il voto”, come sostiene Berlusconi nella lettera indirizzata ai cittadini ed ai militanti di Forza Italia, è, a mio avviso, un atto dovuto. Un atto di elementare senso civico e civile. Il popolo viene richiamato al suo senso di responsabilità verso se stesso nei giorni 16-17-18 novembre, quando saremo in piazza in migliaia di città italiane a raccogliere cinque milioni di firme per ritornare alle urne. Un gesto politico a tutto tondo. Legittima difesa, innanzitutto, se vogliamo esser chiari. Perché, quando un governo ostacola la possibilità di sviluppo di un Paese come il nostro, ammazza di tasse il ceto medio, i lavoratori dipendenti (come ha riconosciuto perfino la Cgil) e le imprese, impedisce l’esercizio delle libertà economiche e danneggia l’immagine dell’Italia tollerando la presenza di un’immigrazione selvaggia, senza regole e di fatto lesiva soprattutto di tutti coloro che vivono nei quartieri popolari e delle periferie, dunque il popolo, è davvero necessario voltare pagina, tornando a votare. Questa pagina deve essere girata e al più presto.
Ma non è tutto. Vi sono altri elementi che devono far riflettere sul senso complessivo di quest’operazione dal basso che noi proponiamo a milioni di cittadini. Osserviamo, anche solo sommariamente, il contesto europeo nel quale viviamo ed operiamo. E’ lo stesso Corriere della Sera ad ammetterlo: siamo l’ultima ruota del carro. Pd o non Pd, la sinistra, ultimamente ancor più povera delle essenziali caratteristiche di autentica socialdemocrazia europea a vocazione riformatrice è storicamente finita. L’atto finale della sinistra si chiama partito democratico. E’ evidentissimo. Di conseguenza, il sistema politico non dispone più di una sinistra e perde, nel contempo, qualità riformatrici. I riformisti autenticamente liberali, spesso provenienti dalle file della cultura riformista socialista, sono fra di noi, sono in Forza Italia. Un’anomalia italiana?
Certo che sì, ma una constatazione come questa non spiega ancora pienamente la realtà. Un fatto di questa portata deve anche indurre a qualche riflessione non affrettata su quanto il governo sia coinvolto in tutta questa colossale partita di giro politico-bancaria-finanziaria, che destruttura la sinistra e indebolisce per effetto fisiologico immediato la politica liberal-popolare. Un governo avvinghiato alle banche e, nel contempo, egemonizzata dalla sinistra antagonista, quella, cioè, che vede nel decreto sulla sicurezza, già di per sé insufficiente, addirittura qualcosa di paragonabile alle leggi razziali del 1938 promulgate dalla dittatura fascista: il caos politico che spacca il Paese, lo riduce a sovrastruttura in un gioco di forti strutture bancarie-finanziarie e lo getta nella malinconia sociale diffusa. Uno spleen non dissimile da quello baudeleiriano agita le coscienze avvertite di questo Paese. E noi vogliamo risvegliarle. I fatti non possono non favorire il risveglio civile. Perché, mentre in Europa Sarkozy sta riaprendo agli Stati Uniti, con conseguente governo della realtà sociale francese e rovinoso spiazzamento della sinistra socialista proprio sul terreno socioeconomico, la Germania sta crescendo e la Spagna non sta cessando la sua felice corsa verso l’eccellenza; gli ultimi della classe siamo noi. I dati statistici, sociali ed econometrici lo confermano abbondantemente.
Stando così le cose, dunque, la tre giorni di piazze e democrazia voluta da Berlusconi e dal partito è la riqualificazione politica – uso volutamente una ridondanza: iper-politica! – del popolo come soggetto; è, così, la rivoluzione copernicana che, generando, in altri tempi drammatici, il miracolo del centrodestra inventato e guidato da Berlusconi, riapre oggi le frontiere, sì, ma in questo caso, nella direzione giusta: verso la democrazia come governo del popolo e per il popolo. In questo caso, qualsiasi apertura non sarà mai eccessiva. Ora attendiamo la risposta dei cittadini, cioè del nostro popolo.Sandro Bondi, coordinatore nazionale di Forza Italia.