Hai aperto l'intera News con il titolo:
 CORDOGLIO E RABBIA Data: 12/11/2007
Appertiene alla sezione: [ Politica ]
Si può morire a 26 anni perchè un lavoratore della sicurezza (alias un poliziotto) spari, come sembra, ad altezza d'uomo, senza sapere, pare, neppure per cosa e contro chi? No, non si può. E insieme al ragazzo romano, tifoso laziale, ucciso nei pressi di Arezzo ieri mattina da un proiettile sparato da un poliziotto, è morto ciascuno di noi, chiunque abbia rispetto del supremo valore della vita, chiunque provi paura per l'uso disinvolto di un'arma da chi abbia autorizzazione a portarla, non certo ad usarla con facilità e disinvolta spregiudicatezza. Le autorità faranno chiarezza sui fatti, sulla loro dinamica, sulla responsabilità del poliziotto. Nel frattempo però, pur nel doloroso rimpianto per una vita umana spezzata in così giovane età, colpevole solo di uno sconfinato amore per lo sport che dai tempi di Atene unisce gli uomini, di certo non deve dividerli, è altrettanto inaccettabile che centinaia di sconsiderati, sempre in nome dello sport, mettano a ferro e fuoco città e rioni, distruggano auto, incendino palazzi, aggradiscano persone, si mettano alla "caccia del poliziotto" animati da una nevrotica voglia di vendetta che prescinde dalle responsabilità e spara nel mucchio, individuando nelle divise degli uomini preposti alla sicurezza di tutti, il simbolo della colpa. Non è possibile che tutto ciò accada nello stesso Paese che neppure qualche giorno fa si è fermato attonito e sbalordito per la selvaggia aggresssone di una inerme signora alla periferia di Roma da parte di un immigrato non integrato nella nostra società, forse ancora per poco, del benessere. Forse gli stessi ragazzi, gli stessi uomini che hanno deplorato l'azione selvaggia del rom ora in galera, sono le stesse persone che smesso il lutto per la morte della signora Reggiani hanno indssato l'elmo della vendetta contro i poliziotti. Nè vale buttarla in politica, come qualche cinico avventuriero pure ha tentato di fare in queste ore che hanno fatto seguito alla morte del giovane Sandri. C'è qualcosa che non va più nella nostra società, c'è qualcosa di malato, che sovrasta le menti e i cuori della gente, è il frutto di decenni di predicazione contro i valori cui un tempo venivamo educati: i valori della lealtà, i valori del rispetto, i valori della giustizia, i valori piccoli ma che avevano forgiato intere generazioni. Di quei valori non c'è più traccia nei cuori della gente, sopratutto nei cuori dei giovani, educati solo ai miti del consumismo più sfrenato e alla logica della violenza che se un tempo veniva indicata come la levatrice della storia, è oggi individuata come lo strumento e la strada del successo in un Paese che non solo non ha più memoria ma che sempre più vive nella provvisorietà. L'episodio di ieri, la morte tragica, ingiusta, terribile, di un ragazzo di 26 anni, ha già fatto dimenticare l'assassinio della signora Reggiani; domani ce ne sarà un altro che farà passare nel dimenticatoio la morte del giovane Sandri. Così un Paese, una Nazione, cessa di essere tale per trasformarsi in tribù. Che Dio ci salvi.

  << Ritorna alle News

  - Regione Puglia
  - Gazzetta del Mezzogiorno
  - Corriere della Sera
  - Portale delle libertà
  - Potere Sinistro
  - Governo
  - Parlamento
  - Il Foglio
  - Il Giornale
  - Libero
  - Panorama
  - Avvenire
  - Vatican News
  - Baribyday
  - Destra Torittese
  - Luciano Lomangino
  - Sole 24 Ore
  - L'occidentale
  - Repubblica