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 ECCO COME PRODI AFFOSSA L'ITALIA Data: 13/11/2007
Appertiene alla sezione: [ Politica ]
L’Italia è il Paese che nel 2008 crescerà di meno nella zona dell’euro. Ad affermarlo sono le previsioni economiche d’autunno della Commissione europea. Al cospetto degli altri ministri economici dell’Unione, a Bruxelles, Tommaso Padoa Schioppa ha dovuto ammettere la bruciante verità, che suona come una condanna inappellabile per il governo di Romano Prodi.
Le osservazioni del commissario Joaquin Almunia, rese note qualche giorno fa, sono state d’altra parte un circostanziato atto d’accusa: l’Italia, ha sostenuto Almunia, ha sprecato la grande occasione della ripresa economica con una politica economica fallimentare.
Giudizio severo anche per la finanziaria in discussione al Senato: nella manovra mancano “misure convincenti finalizzate a contenere la crescita della spesa”, si legge nel documento del commissario europeo. Le conseguenze per il Paese saranno gravissime: non ci sarà nessun miglioramento nel rapporto deficit-prodotto interno lordo, l’avanzo primario resterà sostanzialmente invariato, la spesa per interessi crescerà di un altro 0,1 per cento. Il bilancio strutturale non registrerà miglioramenti. A proposito, Almunia ha osservato che “l’Italia rimane l’unico Paese a dover destinare il 5 per cento delle sue risorse (80 miliardi di euro) al servizio de3l debito”. In poche cifre le previsioni per il prossimo anno: il Pil crescerà meno del previsto – solo l’1,4 per cento a fronte del 2,2 della zona euro e il 2,4 dell’Unione europea.
Ecco il danno enorme arrecato all’Italia dal non-governo e dalle controriforme volute dal Professore.

Nel secondo dopoguerra, la crescita italiana è stata prevalentemente inflazionistica, segnata da svalutazioni competitive che consentivano di compensare le inefficienze strutturali del sistema. Ma dal 1990 la parità monetaria con le altre economie europee non consente di ricorrere a quello strumento.
Si spiega così lo scarto fra la nostra crescita e quella del resto d’Europa.
I nostri partner negli ultimi cinque anni hanno realizzato riforme strutturali, liberalizzato l’economia, aumentato la competitività, abbassato le tasse, migliorato la qualità della spesa pubblica: l’insieme di queste scelte spiega perché le loro economie crescono di più.

Fra il 2001 e il 2006, il governo di centrodestra guidato da Silvio Berlusconi, aveva aperto il cosiddetto grande cantiere delle riforme (legge Biagi sul mercato del lavoro, pensioni, riduzione della pressione fiscale, grandi opere infrastrutturali) e aveva impostato questa fondamentale azione di modernizzazione pur in un ciclo di stagnazione europea. Grazie alle premesse poste dal governo di centrodestra, non appena si è manifestata – fra la fine del 2005 e l’inizio del 2006 – la ripresa economica, Prodi ha potuto beneficiare di “tesoretti” insperati. Visco non ha nessun merito, si è trattato di un’eredità.
Ma adesso il quadro cambia, l’economia torna a rallentare e l’Italia marcia a una velocità che è inferiore di un terzo a quella dei suoi partner.

Il commissario Almunia nel suo documento ha sottolineato che una migliore qualità della spesa pubblica aiuta la crescita.
Ma Prodi ha scelto di fare l’opposto di quel che serve al Paese. Per favorire la crescita, il governo dovrebbe ridurre la spesa delle pubbliche amministrazione, diminuire il carico fiscale sulle imprese, liberalizzare il mercato del lavoro e dei servizi, introdurre la concorrenza anche fra pubblico e privato e spendere molto di più in ricerca e infrastrutture.
Il Professore, invece, ha lasciato correre la spesa delle pubbliche amministrazioni che è arrivata a incidere per il 46 per cento sui conti dello Stato; il numeri dei dipendenti pubblici è aumentato del 4 per cento e il rinnovo dei contratti del pubblico impiego è costato 6 miliardi di euro solo per il 2007. Il “tesoretto” nel frattempo è stato sperperato con rigagnoli di spesa che non hanno avuto alcun effetto né sulla crescita né sulle categorie sociali che ne hanno beneficiato.

E poi ci sono le controriforme. Prodi ha abbassato l’età pensionabile dai 60 anni previsti dalla riforma Maroni, ai 58 dello “scalino”, minando gli equilibri economici dell’Inps, ha messo in discussione la legge Biagi, ha aumentato la pressione fiscale di ben due punti.
Già nei mesi scorsi Bruxelles aveva mosso critiche alla politica economica del governo Prodi, che aveva reagito con una certa arroganza, invitando la commissione a giudicare dai risultati. Ma gli ultimi rilievi sono troppo circostanziati e documentati per prestarsi a qualche dichiarazione tranchant. E poi, i risultati sono pessimi.

Il giudizio della commissione europea conferma che questo governo sta facendo danneggiando tutti, perché mancano la volontà politica di governare in sincronia con i bisogni del Paese e la maggioranza per governare.
Secondo il vertice Ue, nella finanziaria non ci sono “misure convincenti”. Ed è per questo che l’opposizione di centrodestra ha sostenuto che senza la finanziaria del Professore i conti pubblici migliorerebbero. Non è un paradosso, l’esercizio provvisorio permetterebbe di cancellare la maggiore spesa programmata. Se il governo cadesse domani, l’Italia risparmierebbe 14-15 miliardi di euro e avrebbe anche il plauso dell’Europa, perché il taglio della spesa favorirebbe il rientro del deficit pubblico, riportandolo più.

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