L’immobilismo aumenta i costi
Un’inchiesta da brividi. Uno studio che fotografa impietosamente l’Italia dei “no” incarnata in questi ultimi mesi nel governo Prodi e nella sua area radicale che di fatto condiziona ogni scelta volta alla modernizzazione del Paese. Con costi inimmaginabili: ad oggi gli sciagurati “no” di Pecoraro Scanio, di Diliberto e dei loro compari sono costati all’Italia 14,2 miliardi di euro con una previsione al 2020, se non si cambieranno le strategie, di 251 miliardi di euro!
Tutto questo lo apprendiamo da uno studio dell’Osservatorio permanente su ‘I costi del non fare’, coordinato da Andrea Gilardoni della Bocconi che stamattina Il Messaggero ha pubblicato in prima pagina.
Lo studio è essenzialmente fatto di dati economici e statistici, con un rigore scientifico che non offre nessuna possibilità di giustificazioni o di diverse interpretazioni. Dice dunque Gilardoni che la mancata realizzazione di infrastrutture viarie, di rigassificatori, di termovalorizzatori per i rifiuti e di valide alternative per produrre energia a costi più bassi agli italiani, in termini di bollette e tasse varie, è già costata 14,2 miliardi di euro.
Una cifra che lascia senza parole, soprattutto se si pensa che questa somma è il frutto di sciagurate decisioni retrograde ed inconcepibili fatte in gran parte dai governi di sinistra, di cui quello di Prodi è l’esemplare epigono. Basti pensare ai no sull’Alta Velocità in val di Susa, al no deciso alla costruzione del Ponte e alla guerriglia feroce ed immotivata che continua a fare, per esempio, il ministro dell’Ambiente sui termovalorizzatori che permetterebbero di smaltire i rifiuti, producendo nello stesso tempo energia. Ma il dato più inquietamente è lo studio in prospettiva.
Se le cose non dovessero cambiare e ‘l’Italia dei no’ continuerà ancora a determinare le scelte di sviluppo con i suoi no, nel 2020 la bolletta per gli italiani sarà di 251 miliardi di euro. Tra l’altro lo studio dell’Osservatorio tiene conto anche del vertiginoso aumento del petrolio che in Italia rappresenta il primo strumento per produrre energia elettrica.
Ecco perché sarebbe davvero necessario cercare strade alternative, favorendo e non ostacolando, energie rinnovabili come l’eolico ed il solare che, conti alla mano, costerebbero molto meno del petrolio e potrebbero produrre una seppur piccola percentuale di energia che si aggiungerebbe al resto.
Oppure dando finalmente il via alla costruzione dei rigassificatori: dei tre necessari a coprire la domanda di gas, nessuno è stato ancora completato. Nel settore energetico la perdita a danno dei cittadini a causa dei ritardi delle infrastrutture è pari a 2 miliardi e mezzo di euro. L’associazione dei produttori di energia da fonti rinnovabili ha denunciato che il blocco dello sviluppo del settore, dovuto in gran parte all’ostracismo degli ambientalisti con il pretesto del paesaggio deturpato, ed anche alla lentezza burocratica dei permessi da parte degli enti locali, ha comportato un sovra costo del 35 per cento, allontanando l’Italia dal resto dell’Europa.
Anche i ritardi nella gestione dei rifiuti aggravano di molto le spese degli italiani. La mancata realizzazione dei termovalorizzatori ha comportato una spesa ulteriore di 4,02 miliardi di euro.
Altro capitolo dello studio di Gilardoni è dedicato ai trasporti. I ritardi nella costruzione dell’alta velocità ferroviaria pesano per quasi 3 miliardi di euro. Peggio per la rete autostradale, dove il costo stimato è di 4,6 miliardi di euro. Cifre che parlano da sole e che non è davvero necessario commentare. Va detto con chiarezza che le posizioni ideologiche e culturalmente inaccettabili del governo Prodi stanno causando un danno incredibile all’Italia e ai suoi cittadini che pagano direttamente costi per i quali non sono assolutamente responsabili.
La “Politica del non fare” come la chiama il professor Gilardoni, ha un volto, un nome ed un cognome. Ma non basta denunciare o scandalizzarsi per i no a tutto.
Bisogna in tutti i modi consegnare la guida dell’Italia a chi non ha paura della modernizzazione e a chi dentro gli armadi ha solo i vestiti buoni e nient’altro.