Carlo Azeglio Ciampi e Rita Levi Montalcini ci saranno per sostenere la Finanziaria. E’ probabile che siano state esercitate pressioni. E’ possibile che questi due senatori a vita abbiano deciso autonomamente di sostenere lo schieramento con cui si sono sentiti sempre affini.
Non contano le intenzioni, contano i fatti perché i fatti includono le intenzioni. Se il caso ha portato la Montalcini a rivestire un ruolo-chiave per la sopravvivenza del Governo, la posizione di Ciampi è ben diversa in quanto senatore a vita di diritto perché ex presidente della Repubblica.
Perciò la sua decisione di dare il suo contributo alla sopravvivenza del governo Prodi è un fatto politico-istituzionale che va al di là dell’eventuale continuità del Governo.
Nell’esercitare un diritto conferitogli dalla Costituzione, Ciampi invia un segnale di sostegno non tanto al governo Prodi – beneficiario occasionale – quanto a tutti coloro che intendono modificare la Costituzione. Un segnale negativo: la Costituzione non deve essere toccata, beninteso nella sua struttura portante, non negli aspetti secondari, come ad esempio la riduzione del numero dei parlamentari.
Durante tutto il suo mandato al Quirinale, e specialmente durante il governo di centrodestra, Ciampi ha recitato quasi quotidianamente un atto di fede nella Costituzione, proprio mentre la maggioranza parlamentare ne approvava la modifica, volendo così segnalare la sua avversione.
Fare adesso sopravvivere il governo Prodi è un mezzo per allungare i tempi, per rinviare la riforma istituzionale, per consentire ai partiti del centrosinistra, che hanno le loro radici nella Prima Repubblica ben più dei partiti del centrodestra, di recuperare credito presso l’opinione pubblica.
Si dice che Berlusconi abbia voluto guadagnare un altro giorno o due, sperando che qualche senatore, seguendo la propria coscienza, faccia cadere Prodi.
E’ vero il contrario: chi cerca di allungare i tempi, di guadagnare giorni, settimane o mesi, è Prodi, che spera in una dissoluzione del centrodestra e in un’inversione di orientamento della pubblica opinione. E Ciampi gli dà una mano, non sul piano personale, ma sul piano istituzionale. I suoi ultimi interventi da Presidente, chiedendo un anticipo delle elezioni e facendo modificare la legge elettorale predisposta dal centrodestra, sono all’origine diretta dell’esito del voto e dello stallo che impedisce le vere riforme poiché il risultato è che le regole restano quelle della Costituzione della Prima Repubblica. Un altro mese di campagna elettorale nel 2006, infatti, avrebbe portato il centrodestra alla vittoria e il referendum sulla riforma costituzionale avrebbe avuto un altro esito. Con i suoi interventi, Ciampi ha bloccato per alcuni anni la riforma istituzionale. E adesso torna in campo in modo simbolico per rilanciare lo stesso messaggio: la Costituzione non si tocca.