A votazione conclusa sulla Finanziaria con le palpitazioni del centrosinistra e grazie al miliardo elargito a destra e manca pur di ottenere il voto dei senatori dissidenti (che in altri tempi avrebbe confifurato il reato di voto di scambio.........) interviene il solito spinderman della politica italiana, Walter Veltroni, il sindaco di Roma che ha abbandonato le periferie della città agli immigrati cladnestini e l'intera città al degrado e alla insicurezza. Cposa ha mai detto il loquace Veltroni? Ha detto che essendo fallita la spalalta al governo di Berlusconi, ora si deve pensare alle riforme costituzionali, alla revisione dei regolamewntio parlametnari e alla riforma della legge elettorale. Weltroni è noto per essere un buonista anche se chi lo conosce è pronto a giutrare che si tratta di falso buonismo o meglio di continua defilazione dai problemi per non torvarsi a malpartito. Questa volta però VELTRONI mostra di fare difetto della sua solita circospezione e si avventura su un terreno minato. Se pensa che con la maggioranza che si ritrova può dar corso alle riforme da lui elencate, pecca di superficialità elevata all'ennesima potenza. La maggioranza che così stentatamente ha tenuto al Senato si frantumerebbe in pochi istanti sulle riforme visto che le mille anime della maggioranza ha ciascuna una idea diversa di Costituzione, regolamenti elegge elettorale.Probabilmetne l'unica cosa su cui si ritroverebbero è la revisione dei regolamenti parlamentari che certamente andrebbe nella direzione di imbavagliare la opposizione e favorire la maggioranza. Ma quella stessa maggioranza che si dimostra coesa quando si tratta di difendere il potere conquistato con appena 24 mila voti in più alla Camera e nonostante i 300 mila voti in meno al Senato, non si ritroverebbe più in una legge elettorale sui cui l'intesa passa attraverso garanzie per i tanti piccoli groppuscoli che costituiscono la Cosa Rossa che sta a sinistra del partito democratico. Nè speri VELTRONI di arruolare dalla sua parte spezzoni della Casa delle Libertà. Checcè qualcuno dei suoi dirigenti anche questa mattina si è avventurato a dire, la Casa delle Libertà è coesa e unita nella base elettorale che vuole la fine di un governo che impone tasse e lacrime e il ritorno alle urne.