Le prime pagine dei giornali di oggi, l'apertura dei TG nazionali, regionali e locali, i commenti e le discusisoni nei e tra i partiti, sono tutte dedicate all'annuncio che ieri sera l'on. Berlusconi
ha fatto durante una visita al gazebo di Forza Italia innalzato in piazza San Babila a Milano. Berlusconi, spiazzando tutti, ha annunciuato la nasciata del Nuovo Partito del Popolo Italiano della Libertà, nel quale si scioglierà Forza Italia e nel quale potranno confluire tutti coloro che lo vorranno. Subito Fini, Casini e anche Bossi si sono dichiarati estranei alla iniziativa e però hanno dovuto prendere atto dell'altro annuncio di Berlusconi: la disponibilità a dialogare con il PD di Veltroni, innazitutto sulla nuova legge elettorale che potrebbe essere quella proporzionale alla tedesca. Anzi, ha aggiunto Berlusconi, bisogna toranre al proporzionale seppellendo definitivamente il bipartitismo all'italiana che non ha funzionato.......
Bisogna ripartire da questa ultima dichiarazione di Berklusconi per tentare di capire le ragioni della nuova sgtrategia di Berlusconi che come ha riconosciuto lo stesso Fini ha nuovamente sparigliato le carte, aprendo la partita con VELTRONI. Proprio sul reale pechè Berlusconi, proprio quando coglieva l'innegabile successo dei gazebo di FORZA iTALIA che hanno racoclto oltre 7 milioni di firme per andare al voto subito, ha deciso di cambaire strategia interviene Renzo Rosati sul blog di Panorma che proponiamo alla lettura e alla riflessione di chi ci segue.
"L’ultima spiaggia di un leader che non si rassegna ad uno scenario politico che cambia rapidamente. Un colpo di teatro per mascherare la sconfitta in Senato. Una ritorsione personale contro gli attacchi di Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini, giunti un minuto dopo la fallita spallata a palazzo Madama. Sul perché Silvio Berlusconi abbia annunciato la nascita di un nuovo partito - il Partito del popolo italiano; variante, il Partito del Popolo e della Libertà - e lo scioglimento in esso di Forza Italia, le interpretazioni si sprecano. Tutte plausibili, ma non è possibile non tenere conto della realtà, cioè dei numeri.
Dunque Berlusconi continua a perdere in Parlamento e la sua strategia di far cadere il governo con campagne acquisti nella maggioranza si è rivelata, almeno per ora, una delusione. Delusione accentuata dagli annunci che lo stesso Cavaliere aveva provveduto a diffondere in tutte le occasioni. Fosse rimasto in silenzio nessuno gli avrebbe rimproverato alcunché: anzi, oggi si parlerebbe dei problemi di Romano Prodi, non di quelli del centrodestra.
Al tempo stesso, però, anche se la Cdl sembra non esistere più, tutti i sondaggi continuano ad evidenziare un costante calo di consensi per il governo, nonostante il primo via libera alla Finanziaria, e l’esaurimento dell’effetto Walter Veltroni per il Pd. Gli stessi sondaggi (quelli ritenuti imparziali) segnalano che il centrodestra resta largamente maggioritario nel Paese, mentre se si votasse oggi Forza Italia diverrebbe probabilmente il primo partito.
Ma c’è un dato che forse sfugge a molti. Sempre se ci fidiamo dei sondaggi, il consenso dell’Unione prodiana è inferiore a quello del Pd, che pure dell’Unione fa parte. Un paradosso che tuttavia segnala che prima o poi tra Prodi e Veltroni si giungerà a un regolamento di conti.
Ecco, se si tiene conto di questi elementi, allora la mossa di Berlusconi appare un po’ meno propagandistica di come rischia di essere. In altri termini il Cavaliere potrebbe aver deciso di giocare la propria partita direttamente contro il Pd di Veltroni. E sa che per affrontarla e vincerla deve allestire un contenitore politico più ampio e soprattutto più nuovo di Forza Italia. Per due motivi: se si andrà davvero a una trattativa sulla riforma elettorale, vuole sedersi lui al tavolo con il sindaco di Roma, e vuole farlo da una posizione di forza. Idea del resto condivisa dall’altra parte: di fronte alla fila di aspiranti negoziatori, a cominciare dall’Udc e An, Veltroni continua ripetere che l’interlocutore vero è Berlusconi. Il che fa pensare che anche il segretario del Pd dia per scontata una corsa a due tra il suo partito e Forza Italia (o i suoi eredi).
Non solo. Se il negoziato sulla riforma elettorale fallisse sarebbe inevitabile il referendum. Che assegna il premio di maggioranza non più alle coalizioni ma al partito vincitore. Veltroni si sta già attrezzando a questa eventualità, trasformando il Pd in un super-contenitore del centrosinistra; ed i suoi alleati moderati o massimalisti sono tutti in allarme. Altrettanto potrebbe fare Berlusconi con il nascituro Partito del popolo. Una sorta di Forza Italia allargata a tutte le minoranze della ex Cdl, dalla Destra di Francesco Storace ai nostalgici della Dc e del Psi. Operazione rischiosa, e soprattutto da verificare alla prova della credibilità: non è la prima volta (e non sarà l’ultima) che Berlusconi annuncia la nascita di qualche cosa. Chiedere conferma a MVB, Michela Vittoria Brambilla. Operazione, però, che avrebbe un senso al di là della propaganda.