1. Perchè è il naturale contenitore politico di ciò che vuole il popolo di centrodestra. È questo il senso profondo, la risposta che può sembrare ovvia, ma che invece contiene qualcosa di rivoluzionario. Ovvia, perchè tutti sanno che la gente vuole unità. Sanno che gli elettori moderati non sopportano distinguo, baruffe e bizantinismi come quelli a cui hanno assistito negli anni di governo, e soprattutto nell’ultimo anno e mezzo. Rivoluzionario, perchè quasi mai in politica si passa dalle constatazioni oggettive ad applicazioni coerenti. Troppo forti le vischiosità, i giochi di potere, le appartenenze per rinunciare a una sigla, a una segreteria, a un piccolo ricatto in sede di qualunque trattativa. Il nuovo partito coniuga dunque per la prima volta la spinta che viene dal basso con una coerente presa di coscienza di chi ha responsabilità più alte.
2. Perchè la sfida del rinnovamento che viene dalla nascita del Partito democratico non può essere raccolta con i vecchi strumenti. Intendiamoci. Quella del Pd è più un’operazione di maquillage che di sostanza. È una fusione a freddo voluta dalle nomenklature ex Pci ed Dc. Detto questo, è innegabile comunque che a tutto ciò venga associato un impatto di novità, persino nel segretario scelto, Veltroni, che pure è un politico di lungo corso. A “innovazione” finta, dunque, va contrapposta innovazione vera. Ad aggregazione in laboratorio di segreterie, va contrapposta aggregazione vera di popolo. Certo, serve sempre un interprete, qualcuno che si carichi il fardello sulle spalle. È quanto ha deciso di fare il presidente Berlusconi interpretando esattamente come nel 1994 un sentimento diffuso nel paese che stentava a trovare una sua rappresentazione politica. È insomma una ridiscesa in campo per un’Italia che ha capito che deve ripartire per non restare definitivamente ferma ai box, mentre il mondo cammina con la velocità di una Formula 1.
3. Perchè non si pone CONTRO qualcuno o qualcosa, ma PER fare. Non si pone in alternativa agli altri partiti del centrodestra, ma si offre come contenitore di tutte le sensibilità che non vogliono lasciare questo paese nelle mani del Governo Prodi e dei suoi alleati comunisti. In questo senso, il nuovo Partito lanciato dal presidente Berlusconi, è veramente un partito senza steccati che si pone come possibile polo di attrazione anche per quegli elettori di centro che per qualche motivo hanno fino ad ora preferito collocarsi nel centro sinistra. Non essendo operazione di segreterie, fusione in laboratorio, ma saldatura con una spinta, con un sentimento che vengono dal basso è un partito aperto che nasce nelle piazze, dai bisogni reali, dunque pronto a offrirsi, con il suo rigore ideale e politico, a tutti gli italiani di buona volontà che amano il proprio paese e pensano al futuro dei propri figli.
4. Perchè se è vero com’è vero che l’Italia ha una fame assoluta di riforme, la prima riforma deve venire proprio dal mondo politico. Che non può nascere dalle proposte demagogiche di un Grillo, ma un’idea vera, innovativa che entri nel gioco democratico senza falli da espulsione, per rendere più virtuosa la partita. È inutile parlare ogni giorno di rinnovamento, di cambiamento, di riforme, appunto, se poi chi guida il Paese, chi siede in Parlamento continua a vivere e ad agire con i vecchi schemi, invischiato dai vecchi potentati. Il nuovo partito, insomma, non vuole dare lezioni a nessuno, ma porsi semplicemente come primo, vero anello del cambiamento di questo Paese. Un’altra scossa come quella che ha dato nel ‘94 Forza Italia. Un’altra spallata, questa sì, al vecchio modo di fare politica e dunque al vecchio, e fallimentare, modo di gestire l’Italia.