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 Sicurezza. Un "pacchetto" vuoto Data: 23/11/2007
Appertiene alla sezione: [ Politica ]
sicurezzaGli italiani sono esasperati, non sopportano più di vivere in una costante percezione di pericolo, assediati dalla malavita diffusa. Non si sentono sicuri per la strada, in casa, ovunque. La criminalità tiene in scacco le città, nessuno può più vivere tranquillo. Se bande di delinquenti riescono a penetrare fin dentro le mura domestiche, rapinando, violentando, uccidendo cittadini indifesi, lo si deve anche a questo governo che, da una parte, ha spalancato le frontiere ad ogni tipo d’immigrazione, mettendo da parte anche i più elementari controlli, dall’altra ha affamato le forze dell’ordine, tagliando i fondi e provocando quindi una letale mancanza di presidio nelle strade, nei quartieri, nelle periferie.

Pochi numeri per comprendere quanto sia peggiorata la situazione. Nel ’96 la polizia a Roma di 35 "volanti", oggi sono 15. A Torino si è passati da 40 a 12-15, a Cremona da 4 a 1, a Venezia da 7 a 4, a Napoli sono utilizzabili solo 12 auto.

Il Paese chiede, pretende maggiore sicurezza. Ma questa non può venire da un governo tenuto in scacco dalla sinistra estrema e che quindi non è assolutamente in grado di dare risposte alle grida d’aiuto degli italiani. È dimostrato che l’esecutivo di Romano Prodi non è in grado esprimere e realizzare una politica della sicurezza.

Per convincersene basta ripercorrere la vicenda del fantomatico "pacchetto sicurezza". Prima di essere approvato, e non certo all’unanimità, è stato portato per ben tre volte in consiglio dei ministri, nel disperato tentativo di mettere d’accordo tutti. Alla fine, strattonato dagli aut aut della sinistra estrema, dal giustizialismo di Di Pietro e dal realismo di pochi ma impotenti ministri, Amato è riuscito a far approvare non uno ma cinque provvedimenti, sperando in questo modo che una potesse essere approvata in Parlamento. A causa della sua debolezza e dei veti incrociati, proprio mentre i sindaci - più attenti ai bisogni dei cittadini - chiedevano misure severe e immediate, da varare quindi con un decreto legge, il governo è stato costretto ad approvare cinque diversi disegni di legge. Come se l’emergenza sicurezza non ci fosse.

Ma lo stesso governo, dopo sole 24 ore, ha dovuto cambiare rotta. Non perché alcune forze responsabili abbiano imposto a Prodi un ravvedimento operoso. È accaduto che una signora è stata barbaramente uccisa da un immigrato romeno nel cuore della capitale. È stato a questo punto che il sindaco Veltroni, che per inciso è anche leader del Pd nonché candidato a guidare il Paese negli anni a venire, ha imposto al premier di convocare il consiglio dei ministri e di trasformare in decreto, immediatamente operativo, il disegno di legge sull’espulsione degli stranieri pericolosi per la sicurezza. Insomma, Veltroni ha costretto Prodi a una clamorosa retromarcia.

Basta questo a dimostrare che la maggioranza e il governo non legiferano seguendo un preciso schema d’interventi, si muove sulla spinta delle emozioni, nel disperato tentativo di restare al potere.

Per quel che riguarda il decreto sulle espulsioni, la toppa è peggiore del buco. Il governo non ha, non può avere una politica coerente sull’immigrazione. C’è una parte della maggioranza che vorrebbe finalmente una fermezza che finora non c’è stata, ma la sinistra estrema punta in direzione opposta. E detta la linea. Il risultato è stato un decreto che non risolve nulla, solo un’operazione mediatica gestita da Veltroni per dimostrare che finalmente qualcosa a sinistra si muove.

Superati i clamori e le attese dei primi giorni, le cronache hanno dovuto registrare che il governo ha molto abbaiato ma non ha quasi mai morso. I prefetti si aspettavano migliaia di espulsioni di romeni pericolosi, ma la realtà è stata molto diversa: in ben due settimane, ne sono stati rimandati a casa soltanto 177.

E l’emergenza resta. Gli omicidi, le rapine in villa, gli scippi, i furti non sono affatto diminuiti. La meta delle rapine compiute in Europa viene messa a segno in Italia, dove nei primi mesi del 2007 ne sono state denunciate 1.565, il 26,3% in più rispetto allo stesso periodo del 2006.

La certezza delle pene resta un miraggio. Quelle delle carceri sembrano porte girevoli, dalle quali assassini, stupratori, rapinatori e trafficanti di droga entrano ed escono con sorprendente facilità.

Nonostante la drammaticità della situazione, con la finanziaria si destina soltanto una misera elemosina alle forze dell’ordine.

L’insicurezza è diventata una piaga sociale è la necessità di protezione dalla malavita diffusa è la prima fra le preoccupazioni degli italiani. Ma il governo è inerte, impotente, dopo tanti annunci ha emesso il classico "ruggito del coniglio".

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