Siamo poveri o incapienti?
Inventando «incapienti» al posto di «poveri», la perversione lessicale tipica del politicamente corretto ha raggiunto un vertice assoluto, e proprio per questo ha mostrato in piena luce l'intento ideologico che le sta dietro. Che non è affatto, come si crede, quello di rifiutare termini detrattivi e umilianti, che perciò avrebbero un effetto discriminatorio verso chi ne è designato, ma è l'intento precisamente opposto. E cioè cancellare le identità anomale e sgradevoli delle persone: facendo finta di combattere le discriminazioni, in realtà abolire le differenze, normalizzare l'universo delle soggettività.
I poveri? Che termine sgradevolmente evocativo carico di risonanze millenarie, che parola conturbante fatta apposta per mettere addosso un senso di colpa. Volete mettere con l'asettico «incapiente»? E volete mettere il vantaggio che a sostenere questa dolcificazione perbenista della realtà sia proprio quella sinistra che un tempo stava sempre a parlare di «poveri»?
Ernesto Galli Della lOGGIA - Il Corriere della Sera