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 Fini apre alle riforme istituzionali, W non gli dà in cambio quasi nulla Data: 27/11/2007
Appertiene alla sezione: [ Politica ]
An pronta a modificare la Costituzione Ma la difesa del vecchio bipolarismo non convince il bipartitico Veltroni Roma. Il primo ricevimento veltroniano è andato così così. Ieri Gianfranco Fini è andato a trovare il capo del Pd per esporgli le condizioni alle quali Alleanza nazionale vincola il dialogo con la maggioranza sulla legge elettorale e sulle riforme istituzionali. Fini ha escluso di voler contribuire a trasformare il confronto bipartisan in un “salvacondotto” per il governo (“Se Prodi cade, si vota”). Veltroni gli ha risposto che non ha alcuna intenzione di collegare il confronto bipartisan alla scelta d’una data per nuove elezioni (come vorrebbe Silvio Berlusconi). A quel punto Fini ha concesso la propria disponibilità a lavorare sulle riforme istituzionali (come non vorrebbe il Cav.), in particolare sul dossier che riguarda il rafforzamento dei poteri del premier e la modifica ai regolamenti parlamentari per impedire la formazione di gruppi che non si siano precedentemente presentati alle urne. Restano alcune divergenze sul profilo del Senato federale. Ma soprattutto, ed ecco la ragione del parziale insuccesso, Fini ha ripetuto che “An non sosterrà alcun modello di voto antibipolare”, privo cioè del vincolo di coalizione e dell’accordo preventivo sul nome del candidato premier: “E’ il principio che vale nella legge vigente ed è il motivo ispiratore del referendum”. Veltroni ha obiettato che la propria base negoziale – il cosiddetto Vassallum – non può andare incontro alle richieste finiane (prevede accordi di maggioranza post elettorali) ed è in attesa di ricevere la valutazione degli altri partiti. Qui entra in scena Berlusconi. Spiazzato da un Fini che accetta la scommessa della riforma costituzionale, il Cav. non ha motivo di bocciare a occhi chiusi il sistema proposto da Veltroni perché premia i partiti maggiori. Oltretutto, dopo la nascita del Pdl, Berlusconi pare più avvantaggiato dal referendum per il bipartitismo proposto dal gruppo di Giovanni Guzzetta (ieri la Cassazione ha dichiarato valide le 500 mila firme necessarie al quesito). Nelle attuali condizioni, se la destra vorrà tornare al governo sarà obbligata a pacificarsi con il più forte Berlusconi. Le diplomazie sono al lavoro. Italo Bocchino, relatore sulla riforma elettorale e accompagnatore di Fini all’apuntamento veltroniano, riunirà il 6 dicembre i dirigenti di An e FI per un dibattito dal titolo “Quale bipolarismo”.
(27/11/2007)

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