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 Prodi a mani libere Data: 27/11/2007
Appertiene alla sezione: [ Politica ]
Il presidente del Consiglio prepara la guerra su due fronti alla Bicamerale veltroniana Roma. A Montecitorio ieri circolava un divertente indovinello: “Romano Prodi è il capo del governo e Silvio Berlusconi è il leader dell’opposizione; il segretario del principale partito di maggioranza, l’unico a non avere alcun incarico istituzionale, cerca un accordo con Berlusconi sulle riforme istituzionali; Franco Bernabè è amministratore delegato di Telecom Italia. Che anno è?”. Messa così, in effetti, l’Italia di fine 2007 sembra identica a quella di dieci anni fa (nove e mezzo, a essere pignoli, perché Bernabè arriva solo nel ’98). Le uniche differenze sono che allora il segretario del maggior partito del centrosinistra era Massimo D’Alema (e non Walter Veltroni) e che quel partito si chiamava Ds (e non Pd). Detto questo, ora come allora è convinzione diffusa che il segretario di quel partito punti al posto di Prodi – sia pure, in questo caso, passando da elezioni anticipate – e che l’accordo col Cav. sia un tassello di questa strategia (e pertanto viene definito, oggi come allora, “inciucio”).
Se però Arturo Parisi attacca frontalmente Veltroni e la sua proposta – considerata come un ritorno al proporzionale e alla Prima Repubblica – Giulio Santagata, ministro per il Programma e non meno vicino al premier, dichiara: “Ricordo a tutti che alle ultime elezioni abbiamo votato proprio con il proporzionale”. Come dire che al proporzionale non si può “tornare”, perché ci siamo già. “Parisi ha ragione su un altro punto – dice Santagata – e cioè l’importanza di salvaguardare la scelta del governo da parte degli elettori. Il sistema può anche essere proporzionale, ma il risultato dev’essere quello”. Parole che non si discostano molto da quelle di Veltroni sul “nuovo bipolarismo”. Ben diverse, invece, le parole consegnate ieri alla Stampa da Rosy Bindi, nel pieno della polemica sul congresso del Pd. “Ha un bel dire Franceschini che nel Pd la democrazia c’è davvero – ha dichiarato il ministro – io la bozza di riforma elettorale l’ho vista solo sui giornali, mentre Gianni Letta ce l’ha, il Veltronellum gli è stato consegnato personalmente da Goffredo Bettini”.

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