Domani, 30 novembre, al vertice italo-francese di Nizza si parlerà anche e soprattutto dell’Alta Velocità. I francesi chiederanno al nostro governo delucidazioni sull’inizio dei lavori della tratta piemontese Torino-Lione. E le risposte che avranno non saranno certamente soddisfacenti. Perché, nonostante l’Unione Europea abbia confermato il finanziamento di 672 milioni di euro per la realizzazione della tratta, nel governo italiano c’è ancora grande incertezza sulla data dell’apertura dei cantieri.
Il Primo Ministro francese, Francois Fillon in queste settimane sta facendo pressing su Roma affinché i lavori vengano iniziati entro il 2010. Questo per rispettare gli impegni presi con l’Ue per ottenere il finanziamento.
Da questa parte delle Alpi, nessuno oggi può assicurare che così avvenga ed il rischio che l’Europa ritiri i finanziamenti e li dirotti su altri tracciati non è poi così irreale. Il problema, come è noto, è l’ostilità e l’avversità al tracciato non solo da parte di alcuni comitati di cittadini della Val Susa, ma anche, a loro supporto, la contrarietà della sinistra radicale che non fa mistero di voler evitare la realizzazione dei tunnel previsti. Tanto è vero che il ministro Ferrero, comunista e piemontese, raffredda gli entusiasmi per la conferma dell’importante finanziamento mandando a dire a Prodi che "la conferma dei fondi da parte di Bruxelles non cambia nulla.
Fin quando l’Osservatorio non finirà i suoi lavori non sarà possibile assumere nessuna decisione". I tempi dell’Osservatorio sui Lavori Pubblici, però, potrebbero non coincidere con le tappe previste da Bruxelles e da Parigi. Con il risultato di uno sfasamento dei tempi che causerebbe gravi problemi per la realizzazione dell’opera.
I ritardi italiani hanno un responsabile ben definito: la sinistra radicale, azionista del governo Prodi che, da diciotto mesi condiziona ogni possibilità di crescita e sviluppo infrastrutturale dell’Italia con i suoi no ed i suoi ricatti. Nessuno ha ancora dimostrato che scavare i tunnel in Val Susa provocherebbe la fuoriuscita di amianto, dannoso per le popolazioni delle valli.
Eppure sono sorti comitati No-tav che hanno non solo bloccato, lo scorso anno, i lavori preventivi, ma addirittura hanno fatto smantellare i cantieri già aperti, senza che il governo mandasse un solo poliziotto a contrastare quella che comunque era ed è un’azione illegale.
A fianco dei manifestanti c’erano il ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio e quello dei Trasporti Alessandro Bianchi, entrambi esponenti della sinistra radicale. Adesso è arrivata la conferma dei soldi dell’Unione Europea. Contestualmente sono anche arrivati i richiami del governo francese che esige dall’Italia coerenza e serietà.
In questa vicenda sarà difficile applicare l’eterna arte della mediazioni di cui il premier italiano si vanta ad ogni occasione. Non sembra ci siano spazi per mediare. Cosa mediare poi? O l’opera si fa o non si fa. E non è detto che il Corridoio Lisbona-Kiev debba per forza passare dall’Italia. Basta impedirlo. E i signori della sinistra, con la melina e l’ostruzionismo, pare ci stiano riuscendo. Poi se l’Italia avrà perso l’ennesima partita a loro importerà ben poco.
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