Oggi il Corriere della Sera infila all’interno di due articoli i dati di alcuni sondaggi, tutt’altro che tranquillizzanti per l’intera sinistra e le sue singole parti.
A pag. 3, nell’articolo intitolato “La Cosa Rossa cade nei sondaggi”, ridimensiona anzitutto la ripresa di consensi nei confronti del Governo, sbandierata da Prodi nei giorni scorsi: esso sarebbe passato dal 33,5 al 34,9%, cioè un modesto aumento dell’1,4%.
Colpiscono poi le flessioni dei partiti della “Cosa Rossa”: Rifondazione sarebbe al 4,6%, quindi al di sotto dello sbarramento del 5% del modello tedesco; i Verdi sarebbero scesi al 2,1% e i Comunisti italiani del Pdci all’1,6%.
Il totale sarebbe pari all’8,3%, ma il Corriere cita un altro sondaggio “per blocchi” secondo il quale la Cosa Rossa non andrebbe oltre il 5%.
In controtendenza il Partito democratico, che aumenterebbe di un punto, attestandosi al 27,7%, lontano però da quella vocazione maggioritaria di cui parla Veltroni.
Sommando il dato più favorevole dell’8,3% al 27,7% si ottiene un 36% che, rispetto al 50% ottenuto dalla sinistra alle elezioni del 2006, lascerebbe un 14% a Di Pietro, Mastella, Dini e Rosa nel Pugno messi insieme: un po’ troppo, probabilmente il doppio di quanto queste formazioni messe insieme possono attrarre.
Ciò significa che, rispetto ad aprile 2006, e cioè in un anno e mezzo, la sinistra riunita nell’Unione avrebbe perso dal 5 al 9% dei consensi: una vera fuga.
A pag. 4, dello stesso Corsera, in un articolo dedicato alle vicende degli “azzurri”, la nuova formazione di Berlusconi è accreditata del 34,8% mentre An si situa di poco al di sopra dell’8% e l’Udc al 4,3%.
Sul versante di destra i conti tornano e, sommando le altre formazioni, si supera il 55% delle intenzioni di voto.
Nonostante i successi vantati dal Governo, nonostante la costituzione del Partito democratico, nonostante il protagonismo di Veltroni e, per altro verso, di Prodi, nonostante l’approvazione della Finanziaria al primo passaggio al Senato, la sinistra non si riprende, accentuando il distacco del Paese reale dalla sua rappresentanza politica attuale. Non è quindi infondata la richiesta di Berlusconi di consentire agli elettori di tornare ad esprimersi al più presto.