Un Natale gelido, con le tredicesime falcidiate dai rincari e dalle tasse, e la prospettiva di un 2008 che vedrà milioni di famiglie italiane in affanno, stremate nel vano tentativo di tenere in equilibrio le entrate, scarse, e le uscite, sempre in crescita.
L’autunno ha reso più vistosi gli aumenti dei generi di prima necessità e delle tariffe per l’energia e diventa più difficile arrivare a fine mese, non solo per i nuclei familiari a cavallo della cosiddetta soglia di povertà, ma anche per buona parte del ceto medio e medio-basso. Cominciano a sperimentare la “sindrome della quarta settimana” (l’impossibilità di effettuare la spesa quotidiana negli ultimi sette giorni del mese) quelle famiglie del ceto impiegatizio che da tanti anni ne erano immuni. Tasse e balzelli di ogni genere, imposti con protervia da un governo insensibile, hanno eroso risparmi e consumi e oggi troppi cittadini non sono in condizione di affrontare l’offensiva dei prezzi. Questa impennata di quotazioni e tariffe è frutto del malgoverno, di una politica fiscale oppressiva e sbagliata, della mancanza di strategie efficaci per l’agricoltura e l’energia.
Alimentari – Le associazioni dei consumatori hanno quantificato gli aumenti dei generi di prima necessità con cui da tempo ormai si scontra chi fa la spesa. Pane, pasta, latte, formaggi, carne, frutta e verdura sono cresciuti molto di più di quanto non dicano le cifre ufficiali dell’inflazione (2,3 per cento). Secondo le rilevazioni di Adiconsum, gli alimentari costano almeno il 4 per cento in più. Una famiglia che abbia un reddito di 20 mila euro l’anno (i consumi alimentari incidono per il 20/30 per cento) nel 2008 spenderà 200 euro in più, che diventano 400 per un famiglia con 40 mila euro di reddito e 600 per una famiglia che guadagni 60 mila euro.
Per giustificare gli aumenti delle materie prime si tirano in ballo gli sconvolgimenti creati nel mercato delle derrate dalla crescita delle produzioni per i biocarburanti a scapito delle colture tradizionali di grani, cereali in genere, foraggi eccetera. Il governo ha gravi responsabilità per non aver favorito strategie che aiutassero i nostri agricoltori a non subire in misura rilevante i contraccolpi di certi effetti della globalizzazione. Si denunciano anche presunte speculazioni, ma sarà bene non dimenticare che sui prezzi si scaricano anche gli effetti della finanziaria 2007, che ha portato la pressione fiscale oltre la soglia del 43 per cento. Ed è assurdo pensare che gli aumenti dei bolli, dei pedaggi, dei carburanti e di tante altre gabelle che gravano sulle imprese non finiscano col pesare. Il governo assicura che controllerà tutti i passaggi dalla produzione, alla distribuzione, alla rete commerciale, ma farebbe bene innanzitutto a controllare la sua rapacità.
Luce e gas – La bolletta per la corrente elettrica lievita del 7 per cento, sicché mediamente i tre tipi di famiglie già indicati (con 20 mila, 40 mila e 60 mila euro all’anno) pagheranno in più, rispettivamente, 14 euro, 17,50 euro e 21 euro.
Il prezzo del metano aumenta del 10 per cento e le famiglie tipo mediamente pagheranno in più, nel 2008, 80, 120 e 150 euro. L’attuale governo, pur essendo certi gli aumenti del petrolio e del gas, non ha fatto nulla per ridurre la dipendenza dell’Italia dalle forniture straniere. Non si parla di nucleare pulito, di fonti alternative, nemmeno di grandi depositi di stoccaggio e di rigassificatori, che renderebbero meno onerosi e incerti gli approvvigionamenti di gas.
Carburanti – La benzina (si calcola che la famiglia media ne consumi 1.000 litri all’anno) è aumentata del 10 per cento; è cresciuto ancor di più il prezzo del gasolio per autotrazione.
Prevedendo che non si registrino ulteriori impennate nel prezzo del greggio, ogni famiglia italiana spenderà per il carburante 121 euro in più nel 2008.
Prima di addebitare le responsabilità di questa situazione al mercato petrolifero internazionale, si consideri che il 65 per cento del prezzo della benzina è costituito da tasse. Per sostenere la ripresa, la tenuta dei consumi e la condizione delle famiglie, il governo dovrebbe ridurre l’esorbitante prelievo fiscale sui carburanti, ma una simile misura non è prevista nel Dna della sinistra al potere.
Mutui – Sono tantissime le famiglie che sono in seria difficoltà per i mutui a tasso variabile sulla casa, lievitati per l’aumentato costo del denaro nella zona euro. Si calcola che per 100 euro di debito la rata del mutuo crescerà di 452 euro annui. Per i tre tipi di famiglia sopra descritti, che magari hanno mutuato, a seconda del loro reddito, anche più di 100 mila euro, gli aumenti della rata potrebbero oscillare fra i 452 e i 960 euro.
Se si sommano i maggiori esborsi previsti per le varie voci si arriva ai totali in rosso: una famiglia con 20 mila euro di reddito nel 2008 pagherà in più 867 euro, quella con 40 mila dovrà spendere 1.618 euro in più, quella con 60 mila di reddito sborserà in più 1.684 euro.
Una brutta stangata che, tuttavia, non ne esclude altre. La situazione peggiorerà quando comincerà a dispiegare i suoi effetti la finanziaria 2008. Dai rincari di prezzi e tariffe sono stati tenuti fuori, finora, gli aumenti dei tributi e delle addizionali locali. Sono molti i comuni che, per compensare i mancati trasferimenti di fondi dallo Stato o la riduzione del gettito dell’Ici, hanno deciso di aumentare i propri tributi o i prelievi addizionali sull’Irpef dei propri cittadini.