Il Corriere della Sera di domenica scorsa, a pag. 6 ha pubblicato una tabella con i risultati di un sondaggio sulle percentuali di favore dell’elettorato di centrodestra all’ipotesi che i partiti di quest’area si sciolgano per dare vita a un solo partito.

Alla domanda se sia preferibile che ogni partito si presenti per proprio conto, hanno risposto il 35% degli elettori di An e il 23% degli elettori dell’Udc e di Forza Italia.

Alla domanda se sia preferibile che i partiti si sciolgano per dare vita ad un solo soggetto politico, hanno risposto il 62% degli elettori di An, il 72% degli elettori di FI e il 72% degli elettori dell’Udc.

L’indicazione è netta e Renato Mannheimer conclude affermando che “Berlusconi, sempre attento alle indicazioni dell’opinione pubblica, sembra averne tenuto conto” poiché “ciò che i votanti per il centrodestra… paiono volere soprattutto è la creazione di forze ampie, unitarie e la conseguente semplificazione del quadro politico”.

Le cifre del sondaggio, infatti, vanno in una sola direzione e soprattutto esprimono una costante dell’elettorato di centrodestra che Berlusconi ha voluto rimettere al primo posto e che gli alleati dovrebbero riconoscere e accettare.

Il “partito del popolo della libertà”, le cui porte sono “non aperte, ma spalancate”, è la risposta a questa domanda di mettere termine alla “politica politicante”.

Benché Mannheimer sostenga che questa stessa esigenza si riscontra nel centrosinistra senza però fornire dati relativi come nel caso dell’elettorato di centrodestra, le dichiarazioni degli esponenti di tutte le formazioni dell’Unione, e quindi anche di alcuni esponenti del Partito democratico, come Arturo Parisi e Anna Finocchiaro, non sembrano andare in questa direzione, e se si formerà la “Cosa rossa”, questa sembra più portare a una spaccatura dell’Unione che non a percentuali di domanda unitaria paragonabili a quelle che emergono nel centrodestra.