In questi giorni la politica nazionale si sta confrontando sulla regine delle riforme di cui abbisogna il Paese, cioè la riforma del sistema elettorale, dopo la quale, sostiene Berlusconi, bisogna andare al voto.
I due sistemi di cui più si discute sono quello tedesco e quello spagnolo, entrambi basati sul proporzionale ma con qualche sfumatura, e non di poco, tra loro. Pubblichaimo due schede per aiutare a capire ij che consistono i due sistemi e quali sono le differenze tra loro. Ed anche perchè l'uno piae ad alcuni e l'altro ad altri.
Il sistema elettorale tedesco
Il parlamento federale tedesco (Bundestag) viene eletto attraverso una forma proporzionale mista in cui l’applicazione del proporzionale tende a correggere gli effetti del maggioritario.
In teoria il Bundestag è formato da 598 membri eletti per metà con il sistema maggioritario a un solo turno in collegi uninominali e per metà con il sistema proporzionale con collegio unico nazionale. Di fatto il numero complessivo può variare nel senso di un leggero incremento in base a un particolare meccanismo.
Gli elettori votano mediante due schede:
-Con la prima si eleggono 299 deputati tramite un sistema maggioritario a un solo turno (plurality) nell’ambito di altrettanti collegi uninominali: vince chi ottiene più voti.
-Con la seconda si esprime una scelta per una delle liste presentate all’interno dei vari Lander; le liste sono bloccate, cioè l’ordine di preferenza dei candidati è stabilita dai partiti.
-
A questo punto la ripartizione totale dei 598 seggi avviene così: le cifre elettorali totali di quei partiti che hanno ottenuto almeno il 5% dei voti di lista o 3 seggi nei collegi uninominali sono divise secondo una formula (cosiddetta Hare-Niemayer) attraverso la quale si stabilisce il numero totale di seggi spettante ad ogni partito su base proporzionale a livello nazionale. Poi sono suddivisi i seggi ottenuti dai singoli partiti tra i vari Lander all’interno dei quali è sottratto il numero di seggi ottenuti con il maggioritario. Se questo numero è superiore a quello ottenuto tramite la ripartizione proporzionale, i seggi non vengono eliminati ma sono conservati dal partito che li ha ottenuti: il numero dei deputati dunque aumenta.
In altri termini esistono partiti che riescono ad ottenere nei collegi uninominali più seggi di quanti dovrebbero spettargli in base alla quota proporzionale della seconda preferenza. Questi seggi in più si chiamano seggi addizionali. Ed è quello che è accaduto nel 2002 dove i deputati da 598 sono passati a 603 e nel 2005 a 614.
Il sistema è complessivamente proporzionale perché il numero complessivo dei seggi attribuiti a ogni partito è calcolato sulla base dei voti da esso raccolti su base proporzionale.
L’elettore ha quindi la possibilità di votare sia per un partito sia per un candidato ed eventualmente anche per un candidato di un altro partito se, ad esempio, non gli piacciono quelli presentati nella lista bloccata.
Si miscela, quindi, il potere dei partiti di presentare alcuni candidati secondo un certo ordine di preferenza e il potere degli elettori, nel voto uninominale, di esprimere la propria scelta tra i candidati.
Per la componente proporzionale esiste una soglia di sbarramento del 5%, mentre per la componente maggioritaria un candidato che ha ottenuto la maggioranza semplice entra comunque in parlamento, anche se il suo partito non ha superato la soglia del 5% a livello nazionale.
La soglia di sbarramento del 5% non è applicata nel caso in cui un partito abbia almeno 3 candidati eletti direttamente nel voto maggioritario. Ciò permette di procedere sia ad accordi di desistenza in collegi “sicuri” che consentono di conquistare i tre eletti che permettono di partecipare alla distribuzione proporzionale anche se non si raggiunge il fatidico 5%; sia, come è accaduto nelle ultime elezioni, di consentire ad alcuni partiti di presentarsi in liste unitarie per superare la soglia del 5%.
Storicamente, e in particolare dopo la riunificazione, i due partiti maggiori (Csu/Csu e Spd) hanno visto ridursi il loro elettorato, sceso da oltre l’80% al 69,4% del totale dei voti, mentre 3 altri partiti (liberali, verdi ed estrema sinistra) si sono attestati tra l’8,1 e il 9,8%.
Il sistema elettorale spagnolo
Il sistema elettorale spagnolo è proporzionale e si fonda su tre pilastri: contenuto numero dei parlamentari eletti (350 deputati e 256 senatori, di cui però solo 208 sono eletti dal popolo); soglia di sbarramento del 3% per i partiti “nazionali” in sede circoscrizionale; circoscrizioni piccole (i distretti elettorali – collegi – sono 52). Il sistema è stato congegnato per favorire un elevato grado di bipartitismo complessivo e, parallelamente, una buona rappresentanza dei partiti regionale, disincentivando invece i partiti minori nazionali.
Il corpo elettorale è diviso in 52 distretti elettorali e in molti di essi si eleggono 3, 4 o 5 deputati: la media è di 7 seggi. Poiché il meccanismo adottato per l’assegnazione dei seggi è quello del metodo d’Hondt (come nel sistema elettorale italiano prima della riforma del 1993) che favorisce i grandi partiti, dato il limitato numero di seggi da assegnare in ogni circoscrizione (con perdita dei resti poiché il calcolo viene perfezionato all’interno di ciascuna circoscrizione), di fatto il sistema si trasforma in maggioritario, favorendo i due partiti maggiori. Tre quarti dei deputati della Camera (Congreso de los diputados) sono eletti in circoscrizioni con meno di 10 seggi.
La soglia di sbarramento formale del 3%, fissata a livello circoscrizionale, funziona solo nelle grandi circoscrizioni di Madrid e Barcellona. La selettività deriva dalle “soglie di sbarramento implicite”, che operano in 50 distretti su 52 e il suo valore medio è pari al 9,7%. Di fatto, per circa un terzo delle circoscrizioni solo i partiti che raggiungono il 20-30% dei voti ottengono seggi mentre nelle restanti circoscrizioni la soglia di sbarramento oscilla di fatto fra il 10 ed il 20% dei voti espressi nello stesso ambito territoriale. Non risultano però danneggiati i partiti regionalisti che concentrano territorialmente il loro elettorato.
Alle ultime elezioni del 2004, i due partiti maggiori (Psoe e Pp) hanno ottenuto l’80,2% dei voti e conquistato l’89,2% dei seggi.
Le liste sono bloccate, senza voto di preferenza, e questo assegna ai partiti il potere di predisporre le candidature, ma il numero molto basso di candidati che compongono le liste stesse consente un buon rapporto di conoscenza tra candidati ed elettori, avvicinando il modello formalmente proporzionale al sistema uninominale.