Sono Putin in Russia e Chavez in Venezuela. Entrambi teoricametne "democratici", in realtà mederni despoti nei loro Paesi. Ieri le loro strade si sono divasricate. L'uno, Putin, ha stravinto le elezioni parlamentari per cui la Duma, il Parlamento russo avrà una maggioranza "bulgara" del 90% dei suoi componenti. Putin ha messo fuori pista tutti i suoi avversari, perseguitandoli, vessandoli, impedendone le attività politiche, ed è riuscito lì dove tutti gli akltri avevano fallito. Forse non sarèà più presidente ma governerà la Russia con pugno di ferro. Non a caso il presidente Bush non gli indirizzato alcun messaggio di complimenti e tanta parte dell'Unione Europea denuncia brogli elettorali e cose simili. In Venezuela il dittatore Chavez, a metà strada tra il classico bastoen e carota, ieri ha perso, sia pure di poco, un ennesimo referendum con il quale voleva farsi incoronare presidente a vita del suo Paese e modificare la Costituzione in modo da i9mpedire ogni libertà democratica quando ciò gli tornasse comodo. L'opposizione, unita, è riuscita ad impedire il progetto di Chavez ma c'è da star certi che ben preso Chavez, magari andando a scuola da Putin, tornerà alla carica per assicurarsi in nome del popolo e della democrazia neomarxista il dominio assoluto del povero Venezuela, povero in casa, ma ricco all'estero.