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 PRODI, BERTINOTTI E IL PAESE NORMALE Data: 06/12/2007
Appertiene alla sezione: [ Politica ]
Il caso Bertinotti, se così lo vogliamo chiamare trattandosi di un caso endemico nella politica italiana, ad esempio, è emblematico di come siamo finiti (grazie a questo Governo e al clima che ha creato) in un totale abisso di anormalità.

Prima osservazione: in un Paese normale la terza carica istituzionale mai avrebbe fornito un’esternazione come quella di Bertinotti, una chiacchierata con un giornale in cui ha sancito il fallimento del governo di centro sinistra. Mai lo si è visto nella deprecata Prima Repubblica, e mai lo si vedrà in qualunque Paese fornito di un sano sistema democratico e parlamentare. Il Presidente della Camera, insomma, se ha qualcosa da dire ai partiti che lo hanno eletto e che concorrono alla formazione dell’esecutivo, lo fa nella sua stanza, a quattr’occhi, e se gli altri non gli forniscono spiegazioni o indicazioni soddisfacenti, saluta la compagnia e ridiventa privato cittadino.

Seconda osservazione. Ove invece ciò accada, come è accaduto, è evidente che vi debbano essere immediati contraccolpi: un vertice, una verifica sul tamburo, un chiarimento, anche una convocazione da parte del Quirinale per capire se, al di là dei soliti quattro senatori di complemento che reggono la stampella a Palazzo Madama, esista ancora effettivamente una maggioranza di governo, e se sia in grado di guidare il Paese, perdipiù in un momento tanto difficile e carico di tensioni sociali (sciopero generale compreso). Invece niente. Solo un comunicato di Palazzo Chigi per ribadire che a gennaio si farà il punto, non la verifica, e che effettivamente un’accelerazione è necessaria. Roba da sbellicarsi dalle risate, o da mettersi a piangere.

Per il resto, nulla. Qualche amareggiata considerazione di Prodi ai soliti esegeti del suo pensiero, e una preoccupata dichiarazione di Veltroni che ha capito che a forza di picconate come quella di Bertinotti il suo cammino verso le riforme diventa una insuperabile corsa a ostacoli.

Insomma: gli italiani faticano sempre di più ad arrivare a fine mese; i sindacati dichiarano guerra allo stesso governo amico; la maggioranza ogni giorno combatte sui giornali e nelle piazze su ogni argomento, ma niente accade di concreto perchè questa spirale suicida sia fermata. Tutti quelli che dovrebbero agire parlano, si insultano, si dissociano, ma nulla cambia, e il Paese affonda. In pratica è una sorta di calamità naturale quella che da un anno e mezzo si è abbattuta su di noi, e siamo sempre in attesa che arrivi una protezione civile a portarci soccorso. Certo, la corda è oramai tesa oltre ogni limite e presto si spezzerà.

Sperando, comunque, che tutti gli attori di questa tragicommedia si decidano finalmente ad accantonare la fase delle parole vuote, per passare a quella dei fatti. Cioè, al bene del Paese.

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