La Cosa Rossa, la Cosa Bianca, la Cosa Arcobaleno. Ogni volta che la politica diventa astratta sembra che senta il bisogno di legarsi alla parola più concreta che ci sia. Ma gli italiani, in realtà, hanno bisogno di una Cosa Nuova.
Fateci caso: basta una speranza ad accenderli. Quando Berlusconi scende a Palermo le forze dell’ordine non riescono a contenere le ondate d’entusiasmo. E lo stesso succede a Bari, e poi a Cagliari. I giornali sorridono, soprassiedono, magari ritagliano articoli di colore sul predellino e sul girocollo del Cavaliere. Per carità: la nuova mise incuriosisce tutti, su una bandana ci abbiamo trascorso un’intera estate, figurarsi cosa saremo in grado di fare sulla latitanza della cravatta. Pomo d’Adamo insofferente? Marinella inadempiente? Avanti con i retroscena, e pazienza se fra una risatina e l’altra sfugge il senso vero di quello che sta succedendo.
Eppure basterebbe guardarsi attorno. Il nuovo partito della sinistra radicale nasce così male che lo trova vecchio persino il vecchio Ingrao. «Poco coraggio», manda a dire ai dirigenti, e se ne tira fuori. Il nuovo partito democratico, nato da una fusione a freddo fra gruppi dirigenti, affoga nelle liti burocratiche su soldi, sedi e apparati. E il nuovo partito del centro si fonda su un’Udc che dà spettacolo con i suoi leader che si scannano sull’«azzeramento delle cariche interne», accusandosi l’un l’altro di «verticismo». Roba da Mariano Rumor.
L’unico che in questi giorni ha un contatto vero con la gente, è Berlusconi. Gli altri fanno le riunioni, lui sceglie la piazza. Geronimo ha scritto su queste colonne che della piazza bisogna avere un po’ paura. Forse ha ragione: da individualisti quali siamo, ai bagni di folla preferiamo i bagni in mare. O, meglio ancora, i bagni turchi.
Però, a essere sinceri, a questo punto più della piazza, fanno paura i palazzi. E tra le stanze delle riunioni asfittiche, zeppe di parole antiche e povere di coraggio, e l’entusiasmo della gente che fa la coda da Palermo a Cagliari per sentire, per vedere, per sperare, beh, ecco, noi non avremmo dubbi: scegliamo il secondo. Lì c’è il fermento del Paese, quegli spezzoni vitali di cui parla il Censis nel suo ultimo rapporto, quell’Italia viva che non si rassegna a essere ridotta a poltiglia e mucillagine e cerca una via, una strada, magari anche un partito. Forse solo una Cosa Nuova, ma nuova per davvero.