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 L'ITALIA MUORE E I POLITICI VANNO A TEATRO Data: 10/12/2007
Appertiene alla sezione: [ Politica ]
Editoriale de LA VOCE on line del 10.12.2007

l Tredici e' un numero da sempre definito fortunato, si sa'. Tredici sono infatti i minuti di applausi tributati, nella inaugurazione della stagione lirica della Scala di Milano, al direttore Argentino- Israeliano Barenboin per il suo "Tristan und Isolde". Applausi conditi di soddisfazione e per lo più donati con invidiabile generosità da uomini politici e di potere che rappresentano il motore decisionale del paese, con in testa il Presidente della Repubblica Italiana.

Se però ci togliamo un minuto, i minuti diventano dodici ma questi, non valgono, in termini di qualità, quanto il singolo battito di sessanta secondi. Si. perché quei sessanta secondi sono tutto quanto la politica, il potere e gli uomini di palazzo, sono riusciti a fare per quei cinque bambini di Torino, che nelle stesse ore e senza nemmeno saperlo, perdevano i loro padri che avevano l'unica colpa di essere, quel giorno, andati a lavorare nell'eterna battaglia giornaliera di milioni di padri per assicurare una vita e un futuro dignitoso alle proprie famiglie.

Purtroppo però hanno avuto anche un altra colpa. Quello di morire in un momento sbagliato. Nel momento della prima alla Scala di Milano.

Autorità e ospiti internazionali hanno affollato il teatro della Scala: tra gli altri il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (accolto da uno scrosciante applauso....), e altri cinque Capi di Stato (i presidenti di Germania, Austria e Grecia oltre all'emiro del Qatar), 19 ministri da tutto il mondo, 3 ministri italiani (il vicepremier Francesco Rutelli, Barbara Pollastrini e Paolo De Castro) oltre a decine di sindaci stranieri, da quello di Betlemme a quello di Chicago.

In quello stesso momento (dopo aver assistito sempre nelle stesse ore ad altri due morti, a Cassino e a Bisaccia) Angelo Laurino e Bruno Santino sono morti allungando la lista della strage nell'acciaieria Thyssen Kruppo di Torino, iniziata con la morte di Antonio Schiavone. Restano gravissimi, lottando anch'essi contro la morte, Rocco Marzo, Giuseppe De Masi e Rosario Rodino' (e spero che nel momento in cui leggerete queste righe, siano migliorati e riescano a superare questo tragico momento) e tutto quello che il potere politico ed economico Italiano riesce a fare e' andare a svagarsi dopo le estenuanti fatiche nel parlare del nulla, lavandosi il viso e la coscienza con un offensivo, stolto e ipocrita minuto di silenzio.

In un momento in cui tutta lo politica tenta di difendersi da quelli che loro (e solo loro) definiscono attacchi di antipolitica orchestrati da avventurieri, incapaci, superficiali e pseudo capi popolo e davanti all'ennesima tragedia di un lavoro e delle sue regole di sicurezza, abbandonato a se stesso o all'animo non sempre gentile e al non sempre buon senso dei dirigenti delle aziende invece che a delle norme e a dei controlli severi, costanti e puntuali, l'unica cosa che un Comunista da una vita (e per questo nell'intendere collettivo, difensore e portavoce di politiche per il popolo, per i lavoratori, per gli operai) e tutti coloro ai quali deve dire grazie per la sua posizione, riescono a fare e' andare a divertirsi a meno di cento chilometri di distanza dalla tragedia di decine di famiglie.

Io non sono mai stato comunista (come mai fascista) ma non posso non indignarmi davanti alla totale indifferenza, di fatto, di chi fa' appelli, proclami, chiacchiere di circostanze in difesa del mondo operaio e in generale del lavoro e, davanti alle tragedie che la politica e solo la politica, con regole certe e controlli ferrei, può evitare, invece di andare a portare cordoglio e conforto alle famiglie e ai colleghi degli scomparsi, se ne va' a divertirsi al teatro.

C'e' una sola parola che può definire questo comportamento: Infamia civile e morale. Non ne trovo altre.

Ma certo, mi si dirà, gli impegni istituzionali sono importanti e non si poteva rinunciare vista anche la presenza di capi di stato e autorità straniere.

Io penso che si poteva e si doveva.

Quello che credo debba essere prioritario e' la considerazione delle sofferenze e dei problemi del popolo ma, chiaramente, le morti sui posti di lavoro sono cose di tutti i giorni mentre la prima alla Scala e' una prima e non c'e' una seconda Prima!!!

E poi c'e' sempre tempo per fare dichiarazioni di sofferenza e di indignazione. C'e' sempre l'occasione per poter coprire la propria incapacità e incompetenza con le solite parole di rito.

Come i sindacati che continuano ad indignarsi e ad incazzarsi come se loro in fabbrica non ci fossero "mai" andati. Si indignano come se non conoscessero i problemi della sicurezza sui posti di lavoro. Del resto le loro tessere milionarie,pare, ultimamente, non hanno nulla a che fare con le fabbriche.

La Politica dirà ora che, loro hanno fatto le leggi e che ci sono norme più severe e mancano "solo"i decreti attuativi....peccato che sono sempre loro a doverli fare e che senza di loro, le leggi non servono a nulla.......

In attesa di capire se c'e' ancora un po' di dignità negli uomini che ci rappresentano in Parlamento e nelle Istituzioni, non possiamo fare altro che rendere le nostre scuse e la nostra vicinanza alla dignità e al dolore a quelle famiglie che ogni giorno si vedono stravolgere la vita, per sempre, dalle incompetenze di chi pensa solo a vivere i suoi privilegi invece che a rendere onore ai propri doveri.

Riguardo all'applauso agli ospiti della Scala, stendiamo un velo pietoso... Forse sarebbe stato più civile invitare gli ospiti a una visita al CTO di Torino, chissà, magari rinviando la serata..... Sarebbe certamente stato un gesto non solo umano ma sopratutto civile e dignitoso.

Le responsabilità non stanno sempre da una sola parte. Ritrovare anche e sopratutto la dignità di popolo e di cittadini, darebbe certamente una mano al paese molto di più di quanto si possa pensare. Diego Pascale

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