Il presidente della Repubblica, l'on. Napolitano, dall'America dove è in visita ufficiale, ha detto la sua a proposito della polemica che incendia il mondo politico e che vede nuovamente la Magitratura all'attacco del leader della Opposizione on. Berluasconi accusato, secondo le indebite rivelazioni di Repubblica, di tentata corruzione per aver invitato - pubblicamente! - senatori del centrosinistra a lasciare Prodi per affondare il peggior governo che l'Italia abbia mai avuto negli ultimi sette secoli. Ebbene il presidente Napolitano, invece di bacchettare prima Repubblica per aver violato il segreto istruttorio e il diritto alla privacy di un cittadino tuttora non indagato per di più deputato e leader della Opposizione, e poi questa strana Magistratura napoletana che nella Napoli assediata dalla camorra, dalla cattiva amministrazione e dai rifiuti che la sommergono, invece di occuparsi di cose serie, tenta di trasformare in reato la naturale e ovvia e normale attività di proselitismo politico tipica delle democrazie occidentali, ebbene, dicevamo, il presidente Napolitano , invece di bacchettare chi lo merita, ha rimbrottato chi, aggredito dalla certa malaMagistratura con speciose quanto ridicole accuse, si è difeso e si è difeso come è suo diritto e suo dovere, rappresentando egli milioni di italiani che in Berlusconi, perchè di lui si tratta, piaccia o no al signor presidente della Repubblica, si indentificano e gli affidano la lro rappresentanza. Il presidente della Repubblica, l'on. Napolitano, ha di certo il diritto di dire la sua ma non è che la sua sia per diritto la più corretta. E questa volta di certo non lo è. Riprenda la Magistratura del cui massimo organo egli è il presidente, la inviti a stare al suo posto , a non invadere lo spazio della politica e a lasciare che la politica svolga fino in fondo il suo compito e svolta la sua ttività di proselitismo attraverso tutti i mezzi leciti che essa ha a sua disposizione, tra cui anche l'invito a chi sbagliando si è messo con Prodi, a correggere il suo errore facendolo cadere.