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 TASSE E RINCARI SU ABBATTONO SULLE FAMIGLIE ITALIANE Data: 13/12/2007
Appertiene alla sezione: [ Politica ]
Per milioni di famiglie le festività di Natale, tradizionalmente considerate una parentesi serena, allietata da un meritato aumento dei consumi, sono diventate quest’anno una sorta di resa dei conti che rivela quanto sia dannosa la politica economica e fiscale del governo Prodi. Tanti, troppi italiani si ritrovano stretti nella morsa delle tasse e dei rincari diffusi, con le tredicesime falcidiate, provati dalla sfiducia e dall’insicurezza. Sono in difficoltà non soltanto le famiglie che già si trovavano a cavallo della cosiddetta “soglia di povertà”, ma anche il ceto operaio, i pensionati, buona parte del ceto medio e medio-basso. Cominciano a sperimentare le angustie della “sindrome della quarta settimana” (l’impossibilità di effettuare la spesa quotidiana negli ultimi sette giorni del mese) le famiglie della classe impiegatizia che da tanti anni ne erano immuni. Tributi e gravami di ogni genere, imposti da un governo dominato dal “partito delle tasse”, hanno eroso risparmi e consumi e oggi troppe famiglie non sono in grado di affrontare l’impennata dei prezzi. E’ questo il frutto amaro del malgoverno, il danno più grave inferto al Paese e alle sue potenzialità di sviluppo, anche perché con il super-euro è penalizzato l’export e le sole possibilità di alimentare la ripresa sono legate all’incremento dei consumi interni.

Quanto costa la tavola – La spesa per gli alimentari è sensibilmente aumentata. Da mesi i prezzi di pane, pasta, latte, formaggi, carne, frutta e verdura – tutti generi di prima necessità – sono aumentati molto più di quanto non dicano le cifre ufficiali sull’inflazione (2,3 per cento). Secondo le rilevazioni di Adiconsum, gli alimentari mediamente costano almeno il 4 per cento in più (con punte che, ad esempio per la pasta, sfiorarono il 20 per cento). C’è stato già un salasso nell’ultima parte di quest’anno, ma le prospettive per il 2008 sono preoccupanti. Una famiglia che abbia un reddito di 20 mila euro all’anno, tenuto conto che i consumi alimentari incidono per il 20/30 per cento delle entrate, spenderà nel prossimo anno 200 euro in più, che diventano 400 per una famiglia con 40 mila euro annui e 600 per una famiglia in cui entrino 60 mila euro.
Per giustificare gli aumenti delle materie prime si indicano gli sconvolgimenti creati nel mercato delle derrate dalla crescita delle produzioni per i biocarburanti a scapito delle colture tradizionali di grani, cereali, foraggi eccetera. Questi mutamenti erano noti e se ne sarebbero dovuti prevedere gli effetti. Il governo ha la responsabilità di non aver attuato per tempo strategie che mettessero i nostri agricoltori in condizione di reggere meglio i contraccolpi dei mercati internazionali. Non bisogna dimenticare, inoltre, che sui prezzi si scaricano anche gli effetti della micidiale finanziaria 2007 che ha portato la pressione fiscale oltre il 43 per cento.
Su tutti i passaggi, dalla produzione alle varie fasi della distribuzione, si scaricano poi gli aggravi dovuti all’aumento di tasse, bolli, adempimenti vari, pedaggi, trasporti. Il governo controllerà, assicura, i diversi passaggi della filiera, ma dovrebbe innanzitutto limitare la sua rapacità fiscale.

Luce e gas – La corrente elettrica costa il 7 per cento in più: i tre tipi di famiglie prima indicati pagheranno mediamente in più, rispettivamente, 14 euro, 17,50 euro e 21 euro.
Il prezzo del metano è salito del 10 per cento e le famiglie tipo pagheranno in più, nel 2008, 80,120 e 150 euro.
Il governo Prodi non ha fatto nulla per ridurre la dipendenza dell’Italia dalle forniture straniere o per renderla meno costosa. Nulla per il nucleare pulito, che è possibile, nulla per le fonti alternative, nessun intervento per rigassificatori e grandi depositi di stoccaggio che ridurrebbero e i costi e gli effetti dell’altalena dei prezzi.

Benzina e gasolio – Si calcola che ogni famiglia italiana consumi mediamente mille litri di carburante all’anno; il prezzo della benzina è già cresciuta del 10 per cento, più forte è stato l’aumento del gasolio, quindi, senza considerare ulteriori impennate del petrolio, ogni nucleo familiare spenderà per il 2008 121 euro in più.
Per questi rincari si tira in ballo il continuo aumento del prezzo del greggio, ma non va dimenticato che oltre il 60 per cento del prezzo della benzina è costituito da tasse. Per sostenere la ripresa, la competitività delle imprese, la condizione delle famiglie e la ripresa dei consumi, il governo dovrebbe ridurre la sua rapacità fiscale.

Mutui per la casa – Sono tantissime le famiglie in serie difficoltà per i mutui a tasso variabile, lievitati per l’aumentato costo del denaro nella zona euro. Le associazioni dei consumatori stimano per centomila euro presi in prestito la rata del mutuo aumenterà di 452 euro all’anno. Per i tre tipi di famiglie sopra descritti, che magari in qualche caso hanno mutuato anche più di centomila euro, gli aumenti della rata oscilleranno fra i 452 e i 960 euro.

Totali preoccupanti – Se si sommano le maggiori uscite per le varie voci prese in esame, si arriva a preoccupanti totali in rosso: una famiglia con 20 mila euro di reddito nel 2008 pagherà in più 867 euro, quella con 40 mila dovrà spendere in più 1.618 euro, quella con 60 mila dovrà affrontare un maggiore esborso per 1.684 euro.

Stangate municipali e regionali – Ma gli attacchi ai bilanci delle famiglie non vengono soltanto dal carovita e dagli aumenti tariffari, anche moltissimi Comuni e diverse Regioni hanno aumentato la pressione fiscale, aggiungendo le stangate locali e quelle del governo centrale.
E’ uno degli effetti perversi della finanziaria 2007. Il governo presieduto da Silvio Berlusconi, proprio per limitare la spremitura dei cittadini, aveva congelato il potere di regioni e comuni di aumentare le addizionali locali su Irpef ed energia elettrica. Il governo Prodi, con una manovra subdola, ha tagliato i trasferimenti dallo Stato a questi enti locali, ma in compenso gli ha ridato il potere di aumentare i prelievi. E’ stato un modo per scaricare anche i tagli sui trasferimenti sui cittadini: regioni e comuni, per compensare i minori introiti hanno aumentato sia i tributi locali ( raccolta rifiuti, occupazione del suolo pubblico eccetera) sia le addizionali.
Nel 2007 rispetto al 2006 l’aumento medio delle addizionali comunali sull’Irpef è stato del 33 per cento, quello della tassa rifiuti del 15 per cento. Tenuto conto che alcune amministrazione regionali e comunali, ad esempio quelle di Milano, non hanno ritoccato al rialzo i vari tributi, l’aumento medio delle diverse voci, spalmato su tutto il territorio nazionale, è stato mediamente dell’8,5 per cento, equivalente a un maggior esborso di 439 euro a testa, anziani e bambini compresi. Il dato è stato elaborato da un istituto di ricerca per Il Sole 24 Ore.
La stessa finanziaria 2007 aveva concesso sgravi fiscali ridicoli ai cittadini meno abbienti: l’ufficio studi della Cgil ha rilevato che quei miseri sgravi per le fasce deboli sono stati superati dalle addizionali locali. Il governo Prodi è riuscito a impoverire tutti, proprio tutti.

L’incognita Ici – Ma non è ancora finita. Il governo, per concedere un contentino, un’elemosina, ai contribuenti tartassati ha varato sgravi sull’Ici per la prima casa. Sgravi modesti, 50 euro medi al massimo, e tuttavia anche questo obolo sarà vanificato. Molti comuni hanno già avviato procedure di dubbia costituzionalità per la revisione degli estimi catastali sui quali si calcola l’imposta comunale sugli immobili. La revisione comporterebbe un consistente aumento dell’Ici e gli stessi comuni minacciano di esigere questo aumento anche retroattivamente, a cominciare dal 2002. Se questo tentativo andrà in porto, si profila per tanti italiani una mazzata paurosa. Un ulteriore segno dell’incertezza e dell’arbitrio che caratterizzano il rapporto fra cittadini e potere quando a governare sono le sinistre.

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