La Banca centrale europea boccia la politica economica italiana. Definisce "deludenti" i progressi fatti per la riduzione del deficit; valuta come "poco ambiziose" le correzioni, "che potrebbero riservare spiacevoli sorprese se il contesto macroeconomico divenisse meno favorevole". Una formula elegante per dire che se la crescita nel 2008 dovesse essere inferiore a quella prevista (e già tutti i barometri segnano verso il "brutto"), il deficit potrebbe tornare a crescere.
In altre parole, il Bollettino mensile della Bce muove nei confronti della politica economica del governo le stesse critiche avanzata in ogni sede da Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia.
Motivo di fondo della bocciatura della Bce è sempre la stessa: l’utilizzo spavaldo dei tesoretti fiscali. L’aumento delle entrate determinato da extragettito è stato utilizzato – critica la Banca centrale europea – per finanziare nuove spese o per introdurre alleggerimenti fiscali. Con un rischio: le entrate sono state alimentate dal positivo ciclo economico, e come tale possono ridursi immediatamente ad un’inversione della congiuntura. Mentre le spese sono destinate a restare.
Bene avrebbe fatto l’Italia – è la morale che traspare dal Bollettino di Francoforte – a rispettare il Patto di Stabilità ed utilizzare l’extragettito a riduzione del deficit. In tal modo avrebbe anche rispettato l’impegno assunto nel Vertice di Berlino. Vale a dire, azzerare il deficit entro il 2010; e non rinviare l’appuntamento – come ha fatto Prodi – al 2011.