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 Blocco dei Tir, chi paga i danni? Data: 14/12/2007
Appertiene alla sezione: [ Politica ]
“Sono soddisfatto perché ha vinto il confronto”: sono le parole borbottate e balbettate da Prodi ieri sera, a commento delle vicenda dei Tir. Tra dramma e farsa, il gran capo della tribù delle Facce di Bronzo che governa l’Italia da Palazzo Chigi pensa di poter fischiare la fine di una partita che, per l’incompetenza sua e dell’ineffabile ministro Bianchi, ha messo in ginocchio il Paese.
Con poche e banali parole pretenderebbe di voltare frettolosamente una pagina imbarazzante, che resta aperta almeno sotto due profili: quello politico di un governo della concertazione e della “fermezza” a corrente alternata e quello più concreto di un governo che non accetta di fare i conti con i danni che ha arrecato al Paese e al sistema produttivo.
•Concertazione. “Il governo poteva e doveva intervenire prima, non si è lavorato bene”: queste parole non sono uscite dalla bocca di un esponente di Forza Italia, ma da quella del segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, intervenuto ieri a Porta a Porta. Tutti, destra e sinistra, hanno criticato duramente le modalità di lotta degli autotrasportatori. Ma è toccato all’opposizione e ai sindacati, in una inedita alleanza, ricordare alla sinistra e all’onorevole Diliberto che si tratta di lavoratori come altri, che hanno vita dura e redditi da fame. Lo sciopero era stato proclamato da un mese e il ministro Bianchi se n’era infischiato. Due pesi e due misure, è così che questo governo interpreta la concertazione. Si concerta con alcuni e con altri no. Il tavolo delle trattative avrebbe potuto e dovuto essere aperto prima. Bianchi dovrebbe spiegare al Paese perché quello che è stato concesso ieri, non avrebbe potuto essere concesso una settimana fa. Il Paese attende una prima risposta.
•Chi paga i danni? È il secondo interrogativo che una risposta ce l’ha già: i cittadini, le imprese, il Paese. La Stampa di oggi ci aiuta a fare qualche conto: 630 milioni di euro (210 al giorno) le perdite delle aziende per impossibilità di consegne dei prodotti alimentari deperibili; il 45% del latte prodotto alle stalle e andato perso; 40 milioni pari al valore di 4mila tonnellate di pesce bloccate sulle strade; mille tonnellate di parmigiano reggiano, grano e burro non consegnate; 1500 tonnellate di rifiuti giacenti in strada solo nella città di Napoli; due milioni di stelle di Natale ferme nelle serre della Versilia. Ma vanno aggiunte decine di migliaia di lavoratori in cassa integrazione, dalla Fiat alle imprese della componentistica, alle aziende dei dolci natalizi: Paluani, Melegatti, Bauli. “Natale rovinato”, dice l’amministratore delegato di questa impresa. Hanno dovuto bloccare la produzione e non potranno riprenderla subito perché i magazzini sono pieni. Come dire che i danni proseguono e proseguiranno finché il delicato meccanismo della distribuzione non si rimetterà in moto. È chiaro ora chi paga i conti dell’incompetenza di questo governo il cui premier, beato lui, è “soddisfatto”.

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