"Esiste in Italia un problema di emergenza democratica? È questo il dubbio che periodicamente ci assale di fronte ad alcune iniziative estemporanee della magistratura. Che quasi sempre si risolvono in un nulla di fatto, ma che nel frattempo devastano destini individuali, compromettono assetti politici, minano la credibilità delle istituzioni. Provocano, insomma, danni incalcolabili alle persone e al paese".
È quanto si legge nell’editoriale della Voce repubblicana. "Questo stesso dubbio si ripropone oggi, ancora una volta, di fronte all’intreccio mediatico-giudiziario che vuole Silvio Berlusconi indagato dalla procura di Napoli sulla base di alcune intercettazioni telefoniche. E a questo proposito sono almeno quattro gli interrogativi che dobbiamo porci”.
“In primo luogo - si legge su la Voce - c’è da chiedersi quali siano i margini di libertà individuale in un paese nel quale la sfera privata ha perduto ogni significato, minata com’è dalla possibilità che ogni conversazione, anche la più banale, possa essere oggetto di inchieste giudiziarie. Effettuate, per di più, con i soldi - e non pochi - dei contribuenti”.
“Il secondo interrogativo riguarda la serietà e la consistenza dei reati addebitati a Berlusconi. Avrebbe tentato di corrompere il senatore Randazzo inducendolo a votare contro il governo? Ma questo è compito precipuo della politica! Anche l’attuale presidente del Consiglio invitò il segretario del Partito repubblicano, dopo un colloquio che l’onorevole Nucara aveva avuto con il ministro dell’Economia Padoa-Schioppa, per sondarne la disponibilità a votare in favore del governo. E fu forse questo un tentativo di corruzione?".
"È nel pieno gioco della politica - spiega il quotidiano repubblicano - definire, sulla base delle scelte di programma e dei giudizi che si esprimono sull’azione di una maggioranza o sulle iniziative dell’opposizione, atteggiamenti di sostegno o di contrasto nei confronti dell’una o dell’altra. Che c’entra la magistratura con il giudizio politico, rimesso non ai codici ma alle valutazioni degli elettori?”
“Il terzo interrogativo, infine, riguarda l’eterno circuito mediatico-giudiziario. Chi ha fornito a un quotidiano notizie che ancora non sono in possesso dell’indagato? Perchè non lo chiediamo - invece che al giornalista - al giudice che conduce l’inchiesta, magari avviando nei suoi confronti un procedimento penale? Sarebbe il modo più corretto per ricondurre il potere giudiziario nell’alveo delle sue funzioni istituzionali”.
“L’ultimo interrogativo è il più grave di tutti. Si tratta di indagini a orologeria? Di inchieste dirette a condizionare l’evoluzione politica del paese? Nel caso specifico, volte ad interrompere quel dialogo appena avviato fra Berlusconi e Veltroni che può consentire alla politica di riassumere, come è giusto, quella funzione di guida complessiva che finirebbe, fra l’altro, per porre termine ad una gestione emergenziale della funzione giudiziaria? Se così fosse - e temiamo che così è - le frange ‘militanti’ della magistratura si assumono, nei confronti del paese, una responsabilità gravissima di cui, prima o poi, saranno chiamate a rispondere”.
“Ci sia consentita, infine, una domanda. Ma in una città in cui la camorra dilaga, i rifiuti invadono le strade, l’illegalità quotidiana condiziona la vita dei cittadini, la Procura non trova di meglio che indagare sui comportamenti parlamentari del senatore Randazzo? Che è, oltretutto, un italiano all’estero".