Tasse, in arrivo il redditometro per spiare anche le famiglie
di Gian Battista Bozzo -
Roma - «Ora il governo s’inventa anche il redditometro per la famiglia...». Secondo Giulio Tremonti, le proposte lanciate dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, Massimo Romano, altro non sono che una «versione famiglia» del redditometro sulle imprese. Verifiche fiscali non più sui singoli contribuenti ma anche sui nuclei familiari. Un annuncio che appare in controtendenza rispetto alle ultime uscite del superviceministro delle Finanze Vincenzo Visco, orientate a rassicurare i contribuenti: «Il calo della pressione fiscale è prioritario, in tempi brevi», ha detto l’8 marzo scorso in Parlamento. Visco parla di ridurre le tasse, Romano di allargare i controlli sulle famiglie.
Del resto, osserva Tremonti intervenendo in tivù, nulla di nuovo sotto il sole. Quanto all’andamento dell’economia, «le cose stanno andando meglio perché sono state impostate al meglio prima», cioè dal governo precedente. Poi Tremonti ricorda che «questo è un governo che ha aumentato le tasse: Prodi ha perso consensi perché ha sbagliato la politica economica, e quando sbagli una volta la gente non ci crede più. Gli italiani - dice l’ex ministro dell’Economia - pensano: se mi freghi una volta, mi freghi anche la seconda; ed è inutile che Prodi faccia finta di ridurre le tasse perché nessuno ci crede più».
Eppure anche all’interno della coalizione di centrosinistra crescono le pressioni per la riduzione delle tasse. Ne ha parlato Francesco Rutelli, e ieri lo ha ribadito Clemente Mastella. «Se è vero che c’è un introito fiscale enorme - osserva il ministro Guardasigilli, rivolgendosi al collega dell’Economia, Padoa-Schioppa - non si capisce perché come Paperon de’ Paperoni teniamo i soldi per noi e non li diamo ai cittadini. Se i soldi ci sono - aggiunge Mastella - diminuiamo la pressione fiscale, e diamo alle pensioni sociali e alla famiglia quel che abbiamo incamerato finora. Così eliminiamo la frattura che c’è rispetto al Paese».
La recente politica degli annunci fiscali messa in campo dai diversi esponenti del governo ha ato non poca confusione. Per un Visco che parla di ridurre la pressione fiscale, c’è un Padoa-Schioppa che individua nel lontano 2009 l’anno giusto per un taglio alle tasse. Intorno al «tesoretto» da 8,7 miliardi di euro (l’aumento strutturale delle entrate) si combatte una battaglia strisciante, ma non per questo incruenta. Romano Prodi vuole destinarne una parte per ridurre l’Ici sulla prima casa. Il ministro del Lavoro Cesare Damiano ne reclama una fetta per finanziare gli ammortizzatori sociali e la modifica dello «scalone» pensionistico. L’ala sinistra della maggioranza e i sindacati premono perché il governo aumenti le pensioni minime e gli assegni familiari per i redditi più bassi.
Qualcosa di più si potrebbe sapere una volta depositata dal governo la Relazione trimestrale di cassa. Secondo anticipazioni sui contenuti del documento, il rapporto deficit-pil 2007 verrebbe previsto fra il 2,6 e il 2,7%. Un miglioramento dovuto in massima parte proprio al buon andamento delle entrate tributarie, che sta proseguendo nel 2007, e che rischia di portare la pressione fiscale sopra quota 42% sul Pil. Da qui le pressioni per individuare alcune misure di riduzione fiscale (Ici o ritocco delle detrazioni Irpef a vantaggio dei meno abbienti). Anche se Padoa-Schioppa deve far fronte alle resistenze della Commissione di Bruxelles, che chiede al nostro Paese di destinare tutte le entrate extra al risanamento dei conti pubblici.