L’editore Donzelli ha appena mandato in libreria un saggio di Fabio Cuzzola, REGGIO 1970, STORIE E MEMORIE DELLA RIVOLTA. Come è facile intuire la rivolta di cui tratta il saggio è quella di Reggio Calabria del 1970, all’indomani delle prime elezioni regionali e della decisione di designare sede della Regione non Reggio ma Catanzaro. Il saggio di Cuzzola, fra storia e memoria, riscrive i fatti e ridisegna la verità di una rivolta che fu di popolo e che solo la cecità dei partiti di massa dell’epoca trasformò in rivolta “fascista” . Cuzzola, infatti, ricorda che la prima manifestazione di Reggio fu indetta dall’allora sindaco democristiano della città, Piero Battaglia, e che la protesta degenerò, forse nella assoluta inconsapevolezza degli stessi organizzatori, nella rivolta e nelle barricate per spirito autonomo e spontaneo dei tanti reggini che si sentirono defraudati da decisioni 2romane2 che passavano sula loro testa. E fu rivolta, nel senso vero del termine, la più dura del dopoguerra, alla cui testa si ritrovò un personaggio che se pure era il segretario della CISNAL reggina, il sindacato di destra, era un uomo per natura mite e gentile. Ciccio Franco, il capo dei Boia chi Molla, slogan ripreso da Roberto Mieville che l’aveva adottato per i campi di concentramento dei prigionieri italiani in America, non era e non fu mai un “fascista” come lo disegnò la stampa nazionale e internazionale, compresa la Pravda che il 18 luglio del 1970 in una corrispondenza dall’Italia definì la rivolta di Reggio la “prova che i fascisti estendono la loro azione”. La verità, che il saggio di Cuzzola conferma, è che la rivolta fu di popolo e Ciccio Franco se ne ritrovò ad essere l’anima perché ne interpretò sino in fondo il carattere popolare e spontaneo, che coinvolse tutti i reggini, senza distinzione di colore e di età, di orientamento politico e di livello culturale, quelli che sulle banconote di ogni taglio scrivevano, prima di usarle, “viva Reggio capoluogo, boia chi molla!”. Era quello che spesso Ciccio Franco ripeteva a chi aveva l’occasione di raccoglierne le confidenze nei lunghi pomeriggi romani, durante la sosta dei lavori del Senato al quale i reggini lo avevano eletto e continuarono sino alla morte, avvenuta nel 1991, ad eleggerlo, perché rappresentasse la città, i suoi cittadini, le loro aspirazioni nelle istituzioni democratiche sebbene queste avessero tradito la città.
REGGIO 1970, STORIE E MEMORIE DELLA RIVOLTA di Fabio CUZZOLA
Ediotre Donzelli, 204 pagine, euro 26