commercianteUn Natale sotto tono, freddo, anzi gelato più di quanto non indichino le condizioni meteorologiche: troppe famiglie italiane fanno i conti con le tredicesime falcidiate, i rincari dei beni di prima necessità, gli aumenti tariffari e la rapacità del fisco. La festa è sciupata, s’ingrigisce un periodo che tradizionalmente era segnato da maggiori consumi. L’Adusbef, associazione consumatori, ha calcolato che dei 33 miliardi di euro delle tredicesime ben 28 saranno destinati al pagamento di mutui, tasse, bolli, bollette, assicurazioni e rate di prestiti e soltanto 5 miliardi (pari al 16,3 per cento) saranno utilizzati per regali, cenoni, viaggi.
Gratifiche più leggere. Anche dai cedolini della tredicesima moltissimi italiani hanno potuto valutare quanto sia cresciuta la pressione fiscale. I dipendenti con un reddito annuo lordo di 30 mila euro (moglie e un figlio a carico) hanno trovato una quarantina di euro in meno rispetto allo scorso anno; la differenza è maggiore per chi abita in città e regioni le cui giunte hanno aumentato la misura dell’addizionale Irpef o dell’Ici.
Per chi ha avuto una tredicesima pari a 5.940 euro lordi la differenza rispetto al 2006 è stata di 152 euro in meno; si noti che questa gratifica non è da nababbi, si riduce a un netto di circa 3.200 euro dopo che i contributi previdenziali e l’imposta sul reddito l’hanno prosciugata di oltre il 40 per cento.
I dipendenti di ceto medio e medio-basso hanno risentito tutti della tosatura: lo hanno denunciato i sindacati di tante categorie, dai poliziotti agli insegnanti, ai ferrovieri, agli statali. È l’effetto delle aliquote più alte e del mutato sistema di detrazioni.
Va tenuto presente, poi, che il fenomeno dell’aumento delle addizionali comunali e regionali è più diffuso di quanto non si pensi. Con la finanziaria 2007, infatti, il governo Prodi ha ridato agli enti locali la facoltà di ritoccare al rialzo le addizionali, facoltà che il governo di centrodestra aveva congelato.
Rincari. A rendere più arduo per tantissimi cittadini il tentativo di far quadrare i bilanci familiari ci sono anche i rincari dei generi di prima necessità. Pane, pasta, latte, formaggi, carne, frutta e verdura costano di più. Si sono modificate le condizioni dei mercati internazionali delle derrate, ma questi aumenti sono dovuti anche all’accresciuta pressione fiscale sulle aziende del settore agro-alimentare e sulla distribuzione. È mancata, inoltre, una efficace politica di sostegno alla nostra agricoltura.
L’ultima impennata dei prezzi è stata provocata dal blocco dei Tir, che ha anche causato 2 miliardi di danni all’economia del Paese. C’è, pure in questo caso, una responsabilità del governo, che per mesi ha volutamente ignorato il disagio degli autotrasportatori.
Un’altra causa del rialzo dei prezzi è la bolletta petrolifera sempre più pesante. Si consideri, però, che il rincaro record del gasolio e della benzina non sono dovuti esclusivamente al prezzo del greggio, dato che il 60 per cento del costo dei carburanti è costituito da imposte.
I rincari comportano un maggiore esborso che sarà di circa 1.000 euro all’anno, mediamente, per famiglie e per quelle che hanno sottoscritto un mutuo a tasso variabile la maggiore spesa media sarà di 1,400 euro.
Ma gli aumenti di tasse, bolli, tariffe hanno già impoverito gli italiani nel corso di quest’anno. Tanti italiani per fronteggiare la situazione hanno bruciato i risparmi accumulati in anni migliori, tanti altri si sono indebitati più di prima.
L’Adusbef stima che nel 2007 l’indebitamento delle famiglie è cresciuto del 99 per cento.
Sfiducia. In un simile contesto, in assenza di un’azione di governo, la sfiducia aumenta, nelle famiglie e nelle aziende.
Nell’"Osservatorio sui consumatori" è stato reso noto il risultato di una ricerca condotta fra i commercianti dall’Ispo e dall’Agos in novembre e dicembre di quest’anno. Soltanto il 5 per cento degli intervistati giudica la situazione economica ottima o buona; il 67 per cento la ritiene problematica o molto problematica
Il 66 per cento dei commercianti ritiene, inoltre, che senza il credito al consumo concesso in misura crescente alle famiglie le vendite diminuirebbero sensibilmente e, in certi settori, la riduzione potrebbe arrivare anche al 50 per cento.
Dopo un anno e mezzo di governo Prodi, il Paese si ritrova stremato e impoverito e dietro le luminarie di Natale ci sono troppe famiglie costrette a indebitarsi. Anche per questo la stragrande maggioranza degli italiani ha già sfiduciato il professore.