Ci sono due modi per far carriera con un calendario: uno facendosi fotografare (da sole) senza abiti e questo vale per formose attricette di belle speranze; l’altro facendosi fotografare (con Claudio Burlando) in camice bianco e questo vale per meno avvenenti medici di belle speranze. Le prime raramente “svoltano”; i secondi hanno una probabilità su due di diventare primari.
È l’ultima e ghiotta novità dello scandalo della sanità ligure che, guarda caso, non ha valicato i confini mediatici della regione rossa e dei grandi quotidiani nazionali (non è mica la Sicilia di Cuffaro né la Lombardia di Formigoni!). La foto del calendario elettorale (“2005 giorni nuovi con Claudio Burlando”) dominava martedì la prima pagina del quotidiano genovese Il Secolo XIX. Sopra il titolo (“Ecco i primari liguri scelti senza concorso”), l’immagine sorridente dell’allora candidato di allora e oggi presidente della Regione, in compagnia dei suoi fans ospedalieri.
Il quotidiano genovese annota: “Dopo un anno, due di quei medici sono promossi primari. Sia chiaro, dopo regolari concorsi. Ma al primo ha partecipato un solo candidato e al secondo i concorrenti erano due, entrambi sostenitori di Burlando”.
Una storia nata così
Difficile per la “sinistra chirurgica” ligure parlare di complotto. Perché il sasso nello stagno l’aveva scagliato pochi giorni prima un illustre cattedratico lontano dalla politica – il prof. Edoardo Berti Riboli, presidente della Società ligure di Chirurgia – parlando nell’Aula Magna di Clinica Chirurgica a una platea di colleghi e studenti che lo hanno sommerso di applausi.
Parole come pietre contro una sanità divenuta feudo della partitocrazia più esasperata. Contro Burlando, “un dittatorello sudamericano; se noi dobbiamo ringraziare chi ha curato i nostri genitori gli regaliamo fiori. Lui per dimostrare gratitudine alla dottoressa che ha curato suo padre ha creato un reparto in ospedale”. Sul reparto in questione, quello di foniatra del San Martino, 800 metri per 200 pazienti l’anno, desolatamente deserto, il direttore della Clinica Oculistica racconta: “Siamo andati a lamentarci e il direttore generale ci ha detto che “era stato un desiderio del presidente della Regione”.
Calendario fa rima con primario
1. Uno dei “modelli” del calendario elettorale di Burlando è Lionello Parodi: sindaco di Albissola, membro dell’associazione culturale Maestrale di Claudio Burlando. Viene indicato come direttore dell’Unità operativa di medicina interna dal direttore generale Bonanni, a suo tempo nominato da Burlando, su indicazione di una commissione così composta: il direttore sanitario scelto da Bonanni (il quale era stato nominato da Burlando); un secondo componente scelto da Bonanni (il quale era stato nominato da Burlando); un terzo componente designato dal collegio di direzione presieduto da Bonanni (il quale era stato nominato da Burlando). Un candidato strablindato, ma poiché la vita è piena di imprevisti ecco cosa accade: “I membri della commissione fanno l’appello dei candidati:il primo è assente, il secondo anche, alla fine rimane in gara solo Parodi, che stravince contro se stesso” (Il Secolo XIX).
Calendario fa rima con primario
2. Un altro “modello” del calendario si chiama Vincenzo Ingravalieri, ex consigliere Ds (toh!) che, un anno dopo la foto-manifesto, ottiene la guida di un reparto che prima non esisteva, l’Unità operativa di day surgery, con delibera firmata dal direttore generale Bonanni (il quale era stato nominato etc…). Per la commissione (scelta con i criteri di cui sopra) stavolta è più dura, perché i candidati sono due: il succitato Ingravalieri e il prof. Massimo Marabutto il quale, guarda le coincidenze, è un altro modello del noto calendario. “Sfida tra fan di Burlando”, chiosa Il Secolo XIX. Viene scelto il primo, mentre il secondo resta in fiduciosa attesa di un altro reparto “che prima non c’era”.
Senza calendario, ma pur sempre primario
Tra gli strali lanciati dal prof. Berti Riboli, uno ha centrato Marco Bertolotto, esponente Pd e medico dell’ospedale Santa Corona: “È diventato primario mentre era presidente della Provincia di Savona. Non ha pensato nemmeno di dimettersi o di andare in aspettativa. Qualcuno potrebbe chiedersi se sia diventato primario perché era politico o viceversa politico perché era medico”. È l’unico primario italiano di un reparto senza letti, ma naturalmente “è stato nominato con regolare concorso”.
Primari…nonostante
La regolarità puramente formale delle nomine non si discute. Ci mancherebbe.
E questo vale, naturalmente, per Marco Comaschi, direttore di Usl e, contemporaneamente, promosso primario nonostante sia “considerato uomo Ds”, difeso dall’assessore così: “È un vecchio compagno, è vero, ma sicuramente è stato scelto per le sue capacità professionali”.
Vale per Ermanno Pasero, primario “informatico” di pronto soccorso e diventato tale nonostante sia consigliere comunale dell’Ulivo e membro dell’associazione culturale Maestrale di Burlando.
Vale per Giovanni Orengo, nominato direttore sanitario dell’ospedale San Martino, nonostante sia dirigente di area diessina e marito dell’onorevole Pd, Roberta Pinotti.
Vale per Valter Ferrando, nominato responsabile della struttura semplice di chirurgia oncologica, nonostante fosse candidato della lista “Per Veltroni” alle primarie del Pd e nonostante la sua collaborazione all’associazione Maestrale di Burlando.
Seppellire lo scandalo
È questa la scelta di Burlando e della maggioranza, che incredibilmente hanno detto “no” alla commissione d’inchiesta reclamata in Consiglio regionale dall’opposizione. Durante il dibattito il vicepresidente del Consiglio regionale (Orsi di Forza Italia) ha fatto altri nomi di medici promossi nonostante la loro appartenenza e l’impegno politico a sinistra. Burlando promette nuove regole di trasparenza entro un mese (ma allora adesso non ci sono…) e il direttore dell’Agenzia della Sanità, il già citato Bonanni, si abbandona a questa esilarante dichiarazione: “Di quei medici neppure conoscevo le idee politiche”. Alice nel Paese delle Meraviglie.
La Procura indaga, ma a… destra
Per fortuna, si potrebbe dire, che c’è la magistratura. È il Secolo XIX a informarci che “la Procura è pronta ad avviare un’indagine sulle nomine degli ultimi anni”. Leggi l’articolo e scopri che i solerti e coraggiosi magistrati genovesi avrebbero deciso di indagare sulla sanità ligure con riferimento alle nomine della precedente amministrazione di centrodestra (!).
A proposito dei concorsi
Va ricordato che tutte le nomine di cui sopra sono state fatte utilizzando un codicillo legislativo inventato nel 1999 dall’allora ministro della Salute, Rosy Bindi. Si tratta dell’“articolo 15 septies del decreto legislativo 229/1999” che autorizza i direttori generali degli ospedali ad assumere direttamente i medici dall’esterno, di fatto con una semplice pacca sulle spalle. Quindi tutto in regola. Perché, come dice l’assessore alla Sanità, “non si può mica discriminare un medico per le sue idee politiche”.
Una notizia buona, una no
Quella cattiva. Tra i tanti medici promossi per innegabili meriti non c’è neppure una donna, il che potrebbe essere sintetizzato nello slogan: no alle “quote rosa”, sì alle “quote rosse”. Quella buona. Burlando per molti medici liguri è un vero e proprio “portafortuna”, in barba a quei dirigenti e lavoratori dei treni di Stato che, nel ricordo della sua permanenza ai Trasporti, restano ancora incatenati al ferro dei binari.