L’INGIUSTO ACCANIMENTO DEL GOVERNO PRODI SUL NUCLEO FAMILIARE
Il pensiero politico che ispira il governo Prodi, secondo cui i cittadini sono pregiudizialmente dei potenziali evasori, ora dovrebbe essere estesa anche al nucleo famigliare. Melius abundare quam deficere: questo sembra il modo di pensare del viceministro dell'Economia in tema di Fisco. A sinistra, evidentemente, l’aumento delle entrate ottenute grazie all’impegno tassativo del Governo Berlusconi non rappresenta una giusta causa per allentare le morse fiscali sui cittadini.
Non è bastata la vendetta sociale ai danni dei singoli cittadini, delle categorie professionali e delle imprese; non è stato sufficiente istituire un controllo forzoso e illiberale sui conti correnti dei contribuenti. Adesso pure la famiglia, non più solo il cittadino singolo, dovrà essere considerata in un'ottica strettamente economica: così come il singolo contribuente viene ridotto dalla sinistra all'idealtipo di un mero soggetto economico, un homo oeconomicus la cui funzione dovrebbe ridursi a quella, passiva, di consumare e pagare le tasse necessarie a sorreggere uno Stato sociale pesante e anacronistico, così anche la famiglia, cellula base della società, viene vista dalla sinistra come lo stesso significato. La famiglia, per Prodi, dovrebbe essere intesa come «famiglia fiscale». La sua funzione, pertanto, dovrebbe ricondursi a quella di soggetto contribuente, a quella di soggetto economico solo nel momento in cui contribuisce (non quando investe), mercé il prelievo fiscale operato dallo Stato, a sostenere la struttura statale e i suoi servizi. Una famiglia, quella concepita dalla ideologia della sinistra, che pare essere relegata ad un ruolo di secondo piano nella società: secondo Prodi è la famiglia che, destinando gran parte del suo reddito agli organismi centrali e periferici, dovrebbe porsi al servizio dello Stato.
Muta, dunque, quella direzione di marcia virtuosa adottata dal Governo di centrodestra, un periodo durante il quale, nonostante i problemi congiunturali, la famiglia ha rivestito un ruolo ben diverso nel quadro dello Stato sociale. Lo Stato sociale concepito dal centrodestra ha riconosciuto alla famiglia quel ruolo primario che le compete sia dal punto di vista sociale che economico, quale soggetto attivo, non solo contribuente. Il Governo Berlusconi era riuscito nella ardua impresa di mutare il sistema contributivo delle famiglie mediante un neo sistema di deduzioni fiscali; con il suo operato ha contribuito nella tutela della famiglia mediante un sistema di detrazioni per coniugi, figli e anziani a carico, concedendo mutui agevolati per le giovani coppie e sgravi fiscali per la ristrutturazione delle case.
Che genere di trattamento, invece, la sinistra sta riservando alle povere famiglie italiane? Oltre ad aver accresciuto il prelievo fiscale a quelle con più figli, ora la sinistra trasforma la cellula della società ad una fredda sigla: la «famiglia fiscale». È previsto l'istituzione di un redditometro, in base al quale il Fisco avrebbe la possibilità di verificare se le famiglie evadono anche in base a quello che possiedono. A sinistra sembra che il principio costituzionale secondo cui le imposte si pagano sulla reale capacità di produrre reddito non sia sufficiente: l'intento di questo Governo, evidentemente, non è solo quello di tassare i cittadini oltre le loro reali capacità contributive, ma quello di tartassarli oltremisura anche in base alla loro consistenza patrimoniale.
La famiglia, così come era accaduto per il singolo cittadino, viene considerata come un soggetto da tartassare, non da tutelare. Perché questo accanimento? Per il semplice fatto che lo Stato della sinistra preferisce da una parte tutelare, attraverso i Dico, gli interessi di unioni non naturali e dall'altra osteggiare i diritti delle famiglie costituite dall'unione uomo-donna? Vessarle ulteriormente non può far altro che danneggiare il nostro sistema economico, laddove il mercato, si sa, è influenzato principalmente dalle scelte delle famiglie: se queste ultime vanno in crisi perché spolpate dal Fisco è l'economia del Paese a risentirne, tanto più che la pressione fiscale potrebbe attestarsi quest'anno al 42,1%, una percentuale che inciderà in modo preoccupante sulla capacità di spesa dei nuclei famigliari. A farne le spese sarà, dunque, anche quel sistema economico che la sinistra dice di voler risollevare e che solo ora, grazie all'operato del precedente governo, mostrava segnali di ripresa incoraggianti. Poveri noi, in che mani siamo finite.Giuseppe PACCIONE