I sette fratelli di Bruno Contrada si dicono "rattristati dal sentire affermazioni crudeli" da parte "della signora Rita Borsellino", della quale "rispettano il dolore" e alla quale chiedono "rispetto per le sofferenze subite per 15 anni" da un uomo "condannato ingiustamente" e per il quale è stato avviato l'iter per la grazia, ipotesi ritenuta "grave" dalla sorella del magistrato. "Ma le discussioni sulla condanna sono ultronee - affermano Elisa, Romano, Vittorio, Maria Rosaria, Carlo, Ida e Anna Contrada - nostro fratello sta male davvero ed ha settantasei anni e mezzo e potrebbe morire in qualsiasi momento e la signora Rita Borsellino, che è farmacista, questo lo dovrebbe capire meglio di chiunque".
La grazia "Vorremmo - si legge in una nota congiunta - lo stesso rispetto per le sofferenze da noi subite per 15 anni e per le torture psicologiche fisiche e morali sopportate da nostro fratello Bruno, chiedendoci spesso se per lui sarebbe stato meno penoso morire. Bruno è stato processato non in qualità di funzionario del Sisde, ma per presunte condotte che risalirebbero ai lontani anni '80, quando era dirigente della squadra mobile di Palermo e che è stato condannato per concorso esterno all'associazione mafiosa mentre nessun delitto di favoreggiamento, corruzione, interessi privato o altro qualsiasi reato specifico gli è mai stato addebitato. Bruno è stato sfortunato: i suoi giudici hanno creduto agli ex mafiosi e assassini e non hanno creduto a centinaia e centinaia di persone per bene, come prefetti, capi della polizia, generali dei carabinieri".
sulla questione si registra anche una nota del ministro della Giusitia Mastella quasi di giustificazione all'avvio dell'iter poregvisto dalla legge e il cui tono provoca la reazione del sen. Storace, segretario de La Destra secondo il quale si è messa in moto la macchina della antimafia di professione, quella stessa, va ricordato, duramente contestata da Leonardo Sciascia.