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 RIFIUTI: Perché pesano i veti dei Verdi Data: 15/01/2008
Appertiene alla sezione: [ Politica ]
Il presidente del Consiglio ha definito "una vergogna nazionale" il rifiuto di alcune regioni di accettare qualche migliaia di tonnellate di rifiuti campani. Il nervosismo dei primi giorni del 2008 del presidente Prodi sarà cresciuto proporzionalmente alla quantità di immondizia per le strade di Napoli e dintorni; ma sentirlo parlare di vergogna lascia davvero perplessi. Perché significa ribaltare una realtà che tutto il mondo ha visto e continua a vedere.

Dunque la vergogna, quale sentimento così profondo di rossore e di mortificazione, dovrebbe provarla, per esempio, Roberto Formigoni, la cui regione non ha mai avuto problemi di immondizia, o Giancarlo Galan che ha espresso fondate perplessità sulla possibilità di accogliere in Veneto rifiuti napoletani. E non, tanto per fare un nome, Antonio Bassolino, da 15 anni esatti monarca assoluto prima di Napoli e poi dell’intera Campania, fino a poco tempo fa addirittura commissario speciale per i rifiuti e quindi direttamente responsabile dello scempio attuale e di quelli passati. Come sarebbe immune dalla vergogna anche il sindaco evanescente Rosa Russo Iervolino, sparita dai giornali e dai telegiornali di questi giorni, ma ben presente nei cartelloni dei napoletani esasperati ed inferociti che ne chiedono, invano, la testa. Un sindaco talmente coraggioso che davanti al puzzo di decomposizione non solo materiale che sale dal ventre di Napoli si trincera dietro una misera questione di "competenze". Come sarebbe risparmiato dagli strali squilibrati del premier anche quel campione di tolleranza e democrazia che è il campano ministro dell’Ambiente, non solo incapace di gestire in questi mesi l’emergenza rifiuti che lentamente montava fino a scoppiare, ma addirittura impegnato a mettere il veto totale su ogni possibile soluzione ragionevole, dai termovalorizzatori alla ricerca di nuovi siti per le discariche, in nome della salvaguardia di un ambiente, la cui definizione ed essenza sono note al solo Pecoraro Scanio. Per questi non è contemplato il supplizio della vergogna; non è previsto nemmeno un più semplice ed emotivamente meno impegnativo, rito delle dimissioni.

Nessuno nel centrosinistra, tantomeno l’indignato Prodi, ha avuto la coerenza ed il coraggio di chiedere ed ottenere le dimissioni irrevocabili di questi tre signori. Lo ha fatto debolmente solo Antonio Di Pietro, subito fermato da ragioni superiori. Ed infine, non ha sentito di applicare a sé questo buon sentimento, autopunitivo e quindi purificante, della vergogna nemmeno lo stesso Presidente del Consiglio, incapace di gestire l’emergenza campana, di prendere decisioni pronte ed efficaci, ma capace soltanto di prendersela vigliaccamente con le regioni virtuose, moderne, sane e con i loro presidenti, colpevoli di non accollarsi una "responsabilità collettiva".

Un’altra farneticazione prodiana, pericolosa e diffamatoria nei confronti di chi con la vera vergogna campana non c’entra assolutamente nulla. Le responsabilità ci sono e sono precise. Far finta di nulla e mettere nello stesso calderone Bassolino e Formigoni, Pecoraro Scanio e Galan, significa essere in malafede. Da un Presidente del Consiglio ci si aspettano parole ben più chiare e fatti concreti. Ma gli uni e le altre non hanno mai fatto parte del suo patetico repertorio.

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